Il teatro è quel suggestivo complesso ottocentesco dell’ex Lanificio in Porta Capuana, lo scenario che si presenta è un ambiente in cui domina il colore giallo e il gioco di luci, favorito dai numerosi specchi, elemento cardine della cultura iraniana.
Quella cultura da cui proviene l’artista Maziar Mokhtari, già finalista al Talent Prize 2013 con “Isfahan, Iran, 1980” e artista la cui installazione prende il nome di “Ceremony” ed è curata da Chiara Pirozzi.
Una cerimonia, appunto, tra il laico e il religioso, con oggetti appartenenti al rito che vengono svuotati del loro valore simbolico, riprendendo un significato tangibile.
Il gallerista napoletano Dino Morra lascia libera creatività all’artista, che ricopre le pareti di cellophane giallo, lo stesso giallo che ricorda il Cristo di Paul Gauguin e le costruzioni della città iraniana di cui è originario. Al muro sono appoggiate bandiere varie per colori e provenienza, ma tutte macchiate del colore dominante della mostra.
Centottanta bottiglie di plastica che, come gli specchi, riflettono ulteriore luce, ma sono deformate come se si fossero imbevute di eccessiva energia.
A ricordare il tema religioso tornano un trono e due statue, in questa stanza rettangolare, che ospita una vasta gamma di materiali poveri e di recupero.
Presente e passato, potere temporale e spirituale, antica Persia e Iran contemporaneo, occidente e medioriente, storia e mito… Commistioni di tradizione, contemporaneità e avanguardia.
La mostra sarà visitabile fino al 15 maggio.
Per maggiori informazioni visita il sito: www.dinomorraartecontemporanea.eu/sito