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È grazie a questa impostazione culturale che nel tempo si creano le basi di volontà e conoscenze che hanno reso possibile la costituzione del Museo di Etnopreistoria ” Alfonso Piciocchi “.
Negli anni ’60, nel Gruppo Speleologico si concentrano la passione di Alfonso Piciocchi (animatore delle attività) e le conoscenze specifiche di alcuni geologi e naturalisti dell’Università di Napoli che conoscevano profondamente il territorio. Verso la fine degli anni ’60 una serie di ritrovamenti di reperti preistorici nelle grotte di Nardantuono, Castelcivita, Ausino e Capaccio fecero concentrare l’attenzione sulla preistoria. Nel 1972 furono allestite le prime vetrine nella sede del Maschio Angioino, dal 1984 il Museo è ospitato al Castel dell’Ovo.
Considerata una struttura di particolare rilevo nel panorama museologico italiano, il Museo di Etnopreistoria custodisce una straordinaria raccolta effettuata in 50 anni di ricerche e di studi, composta da pietre lavorate e manufatti in osso, ceramica, terracotta e metallo, la cui esposizione copre tutte le fasi culturali della preistoria.
Il percorso espositivo, corredato tutto da pannelli info-didascalici, è organizzato in ordine cronologico, da 700.000 a 3.000 anni fa, ed illustra diversi fenomeni antropologici ritenuti universali.
E’ un originale Museo che, partendo dalla concezione che il clima ha creato l’Uomo ed il suo ambiente, espone tutti i balzi evolutivi provocati dalle alternanze climatiche avvenute in tempi geologici.
Pur credendo all’assioma darwiniano, va molto indietro nel tempo, dalla lontana era precambriana ai cianobatteri. La didattica è supportata da strumenti audiovisivi (diapositive, videocassette, lucidi, etc.) che illustrano tutto il nostro passato remoto.
L’originale raccolta è aperta a tutte le scuole di ogni ordine e grado. Gli studenti che partecipano alla visita, lasciano il Museo con materiale didattico e con una scheda personale di apprendimento che consegneranno alla fine dell’anno scolastico.
Si organizzano anche uscite sul territorio per grotte e siti preistorici, sempre inquadrati nel contesto geologico passato e presente.
Le visite fuori sede sono l’appendice in loco dell’originale archeologia sperimentale iniziata nelle sale del Museo.
Il tour didattico termina con l’esposizione di una sezione etnografica, di cultura contadina, di cultura pastorale e di tradizioni popolari.
La visita non è altro che una sorta di seminario che si suddivide in quattro tempi: l’orologio geologico della vita sul nostro pianeta, presentazione dei reperti esposti nelle vetrine, dal paleolitico inferiore al ferro e, infine, per il momento unica realtà in Italia, l’archeologia sperimentale (manipolazione di alcuni rari utensili, modalità del loro uso, studio delle tecniche preistoriche della creazione.)