Pablo Diego José Francisco de Paula Juan Nepomuceno María de los Remedios Cipriano de la Santísima Trinidad Ruiz y Picasso, semplicemente noto come Pablo Picasso.
Pittore, scultore, ceramista, poeta e litografo spagnolo, nacque a Malaga (Spagna) nel 1881, da un padre, insegnante nella locale scuola d’arte, che lo avviò precocemente all’apprendistato artistico. A soli quattordici anni venne ammesso all’Accademia di Belle Arti di Barcellona. Due anni dopo si trasferì all’Accademia di Madrid. Dopo un ritorno a Barcellona, effettuò il suo primo viaggio in Francia nel 1900. Vi ritornò più volte, decidendo poi di stabilirvisi definitivamente e vi rimase fino al giorno della sua morte.
Eclettico artista dalla personalità dominante, segna una svolta nel repertorio artistico mondiale, creando un’alone di immortalità attorno a sè. Tutto per l’artista ruota intorno all’arte da inguaribile accentratore. Muse, madri, sorelle, figlie dagli abbandoni plateali, dolorosi innamoramenti fulminei, sostituzioni celate, in piena linea con il suo mostro creativo fatto di indigestioni e restituzioni. Tutte le sue donne sono esplicitamente riconoscibili, tutte nude agli occhi dello spettatore che riesce a coglierne sfumature, percezioni, battiti di cuore risentimenti e gelosie.
Il confine tra il genio e la follia dell’artista è labile, delicato, trasparente, facile, troppo facile per lui, passare da un estremo all’altro. Picasso portava dentro di sé la partecipata consapevolezza del male, dell’orrore che avvelena il nostro mondo, e soprattutto questo esprimeva nei suoi dipinti, nelle sue sculture e nelle ceramiche. L’animo avvelenato di Picasso lo rendeva perfido, perfino sadico, soprattutto con chi lo amava; ma tale era il suo magnetismo che nessuno di coloro che lo amavano ha mai smesso di amarlo, neppure le sue innumerevoli e maltrattate donne, una sola delle quali ebbe la forza di lasciarlo.
Una delle caratteristiche dell’artista fu quella di non rifiutarsi mai di affrontare le pressioni degli eventi civili dell’umanità, non si negò mai agli impulsi e alle sollecitazioni della sua interiorità e dei suoi affetti, non chiuse mai gli occhi alle proposte culturali e linguistiche dei suoi contemporanei o alle profonde suggestioni magiche delle antiche civiltà preistoriche. Pur assorbendo tutte le contaminazioni culturali, non si traveste, non cambia pelle: è sempre lui, con la sua rapacità prepotente e la sua morsa ferrea sul reale, con la sua stregoneria e la sua passione infinita.
Le tappe del percorso dell’artista spagnolo negli anni precedenti la creazione del linguaggio cubista, si svolgono nel clima della cultura europea di fine secolo e sono improntate ad una doppia ricerca: una ferma volontà di stile e una grande violenza emozionale. Lo ricordiamo attraversare “il periodo blu” chiamato così per la scelta monocromatica nelle sue opere, dove i soggetti rappresentano poveri emarginati, creature sole e senza speranza. Di qualche anno dopo è ” il periodo rosa ” dove la sua tavolozza inizia a riscaldarsi e i colori freddi diventano rosa. L’artista gioca con rappresentazioni di saltimbanchi, ma anche qui, troviamo sguardi persi nel vuoto, desolazione e isolamento. Passando attraverso Pasti frugali, maschere della commedia dell’arte, quali Arlecchino, arriviamo al periodo probabilmente più conosciuto del geniale artista, quello cubista.
Siamo tra il 1906 e il 1907, in quegli anni vi fu la grande retrospettiva sulla pittura di Cezanne, da poco scomparso, che molta influenza ebbe su Picasso: il quadro Les demoiselles de Avignon segnò l’avvio ufficiale della stagione cubista.
Il quadro non rappresenta un risultato definitivo: semplicemente ad un certo punto Picasso ha smesso di lavorarci. Lo abbandona nel suo studio, e quasi per caso suscita la curiosità e l’interesse dei suoi amici, per l’artista l’opera d’arte non è mai conclusa, semplicemente è l’artista a decidere quando fermarsi.
Dopo la fine della prima guerra mondiale, Picasso sentì l’esigenza di ritornare all’ordine e al classicismo, producendo opere che rimandano al Rinascimento italiano. Negli anni ’30, poi, si rivolse soprattutto al surrealismo per trovare ispirazione.