Pubblicato per la prima volta il 7 Aprile 1837 (con il titolo originale “Den lille Havfrue”), il racconto quasi-autobiografico della Sirenetta, scritto da Hans Christian Andersen, da 178 anni è ancora fonte di ispirazione per migliaia di bambini che si trovano ad affrontare lo stesso problema dell’autore: cambiare la loro natura.
Le molteplici esperienze giovanili dell’autore, quasi tutte negative (non ultima quella scolastica) sono strettamente correlabili alla maturazione del tema del “diverso” che lotta per essere accettato, centrale nell’opera dello scrittore danese. Una delle ragioni principali per cui Andersen si sentiva emarginato e rifiutato è da far risalire, senza meno, al modesto aspetto fisico (poco attraente, alto un metro e ottantacinque, dinoccolato), ai suoi atteggiamenti effeminati e ancor più alle sue inclinazioni sessuali. Questa propensione darebbe conto dell’insistente attenzione all’emarginazione sentimentale, un altro dei temi ricorrenti nell’immaginario del poeta, strettamente connesso a quello trattato nelle fiabe de Il soldatino di stagno e La sirenetta. Ma non solo. L’idea del diverso in Andersen rimanda, per molti versi, a quella di “non collocato o non collocabile”, riferito a qualcuno che ineluttabilmente, per sua natura, non può trovare il proprio posto nella realtà che lo circonda, come “sospeso” tra due mondi a nessuno dei quali può appartenere appieno.
La fiaba della Sirenetta infatti, racconta di una giovane sirena che dopo aver salvato dal naufragio un principe, di cui si innamora perdutamente, non potendo realizzare né il suo sogno d’amore, né restare lontana da lui, andrà incontro al suo infelice destino: la morte.
Il triste epilogo della storia d’amore verrà magistralmente rappresentato nell’omonimo balletto di Hans Beck, musicato da Fini Henriques. Lo spettacolo di Beck affascinò a tal punto il mecenate della birra danese Carl Jacobsen (fondatore della Carlsberg-Tuborg), che, nel 1909, commissionò allo scultore Edward Eriksen una statua della sirenetta, posta in seguito su uno scoglio all’ingresso del porto di Copenaghen.
La statua della Sirenetta è divenuta il simbolo indiscusso di Copenhagen ma nel corso del suo primo secolo di vita, ha passato diverse disavventure: 125 centimetri di altezza per un peso di 175 chilogrammi, è stata infatti decapitata 2 volte, è stata dipinta di rosso e poi di rosa, le hanno tagliato un braccio ed è stata gettata in mare. E’ stata pure utilizzata come manifesto di propaganda o di protesta contro il nucleare e contro l’ingresso della Turchia in Europa, quando le fecero “indossare” un burqa.
Completamente stravolto nella trasposizione cinematografica della Disney del 1989 ( premiata con un Golden Globe ), il racconto della Sirenetta, resta comunque un capolavoro assoluto da raccontare ai bambini prima di addormentarsi.