Sono 13, sono tutti parenti e sono tutti arruolati nell’Arma dei Carabinieri. Si tratta della grande famiglia del maresciallo Domenico Resciniti, 65 anni, comandante della stazione dei carabinieri di Gela, ma originario di Roscigno (Salerno) che prima di andare in pensione, dopo 46 anni di servizio, ha voluto ritrarre in un grande poster tutti i suoi parenti (alcuni già morti) che hanno dedicato la loro vita all’Arma.
Un figlio, un fratello, il proprio suocero, un genero, tre cognati, tre nipoti e due cugini: Domenico Resciniti, vanta una lunga dinastia di Carabinieri che lui stesso, vicino al pensionamento, ha pensato di immortalare ritraendo i 13 parenti, e intitolandolo ‘La storia siamo anche noi’.
Arruolatosi nel 1969, Rescinti ha diretto per cinque anni la stazione di Niscemi (Caltanissetta) e poi, per 25 anni ininterrotti quella di Gela, durante la sanguinosa guerra di mafia tra “Stidda” e “Cosa nostra” del Nisseno. Ha ricevuto inoltre onorificenze e benemerenze.
Il maresciallo prestò giuramento nel ‘71 davanti all’allora comandante della Legione Sicilia, Carlo Alberto Dalla Chiesa, che gli assegnò il comando della squadra di polizia giudiziaria nella compagnia di Gela: terra di mafia, con clan noti come quelli dei Rinzivillo le cui infiltrazioni sono arrivate sino a Roma.
A Gela, Resciniti, rimase una prima volta per sei anni, ottenendo poi altri incarichi in varie destinazioni (Canicattì, Castelvetrano, Battipaglia, Salerno, Palermo).
Per Gela e Niscemi, dove complessivamente ha trascorso 30 anni di comando-stazione (25 a Gela, 5 a Niscemi) è stato una sorta di «maresciallo Rocca» ambientato in Sicilia: uno come tanti tra la gente perbene, inflessibile davanti al crimine, in un periodo difficile in cui le due città sono state interessate da una cruenta guerra di mafia che ha causato centinaia di morti.
Ufficiali e colleghi del comando territoriale di Gela lo festeggeranno con una cerimonia di commiato, oggi, giorno di congedo e anniversario del suo arruolamento.