Pasquetta: un giorno di relax, trascorso alla caccia di spiagge scalfite da timidi raggi di sole o alla ricerca di un prato, verde e lontano dal trambusto delle metropoli. Giochi, pallone, pic nic, famiglia, amici.
Per i fujenti, invece, è il giorno più atteso, concitato, partecipato e sentito: quello che accoglie una tradizione secolare e che impone il famigerato pellegrinaggio verso il Santuario della Madonna dell’arco.
Una tradizione tipicamente partenopea, conosciuta e seguita in tutto il mondo, non solo per il copioso numero di fedeli che giunge al santuario dalle più disparate località campane, ma anche in virtù delle innumerevoli suggestioni correlate alla figura del fujente.
Con il termine “fujenti” si indicano, per l’appunto, coloro che si recano in pellegrinaggio al Santuario della Madonna dell’arco durante il lunedì in albis, in segno di devozione e riconoscenza alla Vergine per le “grazie” elargite.
I fujenti sono rigorosamente vestiti di bianco e indossano due fasce una blu l’altra rossa, che simboleggiano i colori del manto della Vergine Maria, il loro cammino è accompagnato da stendardi di notevoli dimensioni e da un altarino rappresentante lo Spirito Santo, talvolta anche da una banda musicale, inoltre, in molti casi, per spirito di sacrificio, camminano a piedi nudi oppure nelle immediate vicinanze dell’edicola votiva della Madonna, proseguono in ginocchio o a carponi o strisciando.
In molti casi, la vista della Vergine dell’Arco provoca stati di forte emotività che non di rado sfociano in pianti, urla e convulsioni. Per tale motivo, a vegliare sul tratto finale e più concitato che contraddistingue il raggiungimento dell’altare, oltre un presidio di vigili urbani, ogni anno, viene garantita una massiccia presenza di volontari della Croce Rossa Italiana.
Nonostante questi aspetti di forte impatto emotivo, la Pasquetta dei fujenti, questo fiume di gente vestita di bianco che innalza al cielo gli stendardi raffiguranti l’effigie della Vergine, è tra le feste religiose più suggestive del sud Italia.