Morire ad 86 anni, non di vecchiaia, ma per uno scippo.
Accade a Napoli, in “quella Napoli” che si fatica, a comprendere e raccontare.
Quella Napoli che si fatica ad accettare.
Loredana Valentini, l’86enne originata del quartiere Arenella, è morta lo scorso venerdì, dopo due settimane di agonia, trascorse in un letto d’ospedale del reparto di terapia intensiva del Cardarelli, a patire le sofferenze derivanti da quegli attimi di ordinaria e criminosa follia che sempre più frequentemente costeggiano i marciapiedi della quotidianità.
Loredana Valentini stava rincasando quando venne aggredita: camminava sotto braccio dell’amica e si trovava sul lato esterno del marciapiedi. L’anziana è stata aggredita alle spalle da un malfattore che le ha sottratto con la forza la borsa nella quale la donna custodiva una cinquantina di euro, oltre ai documenti e alle chiavi di casa. La morte è sopraggiunta a causa di un esteso ematoma al cervello, conseguenza del rovinoso impatto con il marciapiedi, dopo la caduta. Questo è quanto ha sancito l’autopsia.
All’arrivo dell’ambulanza del 118 le condizioni dell’anziana apparvero subito molto gravi: Loredana, difatti, non si è mai ripresa dal coma.
Ad aggredire e scippare è stata una sola persona a bordo di un ciclomotore. Questo è quanto accertato dall’unica testimone oculare che sta fornendo agli investigatori dettagli importanti sulla dinamica dei fatti. Si tratta dell’amica che quel giorno accompagnava la vittima, con la quale alle sette del pomeriggio, passeggiava lungo via Stasi, una traversa di via Ugo Niutta, all’Arenella. L’amica di Loredana Valentini ha fornito una serie di elementi utili, i soli che potrebbero aiutare gli investigatori a dare un nome e un volto all’aggressore solitario.
In virtù del fatto che, secondo quanto ricostruito dalla donna, dopo essere riuscito a strappare la borsa alla 86enne, lo scippatore, a bordo del suo ciclomotore, ha imboccato quel segmento di via Ugo Niutta, dove fanno bella mostra ben due telecamere di videosorveglianza stradale, entrambe spente. E che, pertanto, da potenziale elemento probante, utile a fornire un contributo risolutivo alle indagini, si vedono condannate a vestire gli abiti del complice ed omertoso alibi della criminalità più spietata e deleteria.
In queste ultime ore, in verità, gli inquirenti stanno vagliando la posizione di un uomo, la cui identità porrebbe coincidere a quella del rapinatore: si tratta di Donato Lomonte, il 43enne arrestato tre giorni fa dai carabinieri del nucleo Radiomobile con l’accusa di essere il rapinatore seriale di alcune donne residenti proprio nei quartieri Vomero e Arenella. Cinico, vigliacco e spietato, il pregiudicato che si vede nelle drammatiche immagini durante un colpo messo a segno in via Kagoshima è entrato nel cerchio dei sospettati. Al momento, gli inquirenti non dispongono di alcun elemento concreto che avvalori in modo inconfutabile il coinvolgimento di Lomonte nell’aggressione di Loredana. Anche se per gli inquirenti risulta più che chiaro che il quartiere Vomero fosse finito nel mirino del pregiudicato.
Una delle poche certezze, saldamente strette in un pugno d’amara sopraffazione che racchiude la rabbiosa ingiustizia che aleggia intorno ad una morte come quella di Loredana: morta ad 86 anni, per effetto di un edema cerebrale consequenziale ad un impatto “inumano”, maturato in un pomeriggio qualunque, uno dei tanti che si disegna nella vita di una persona qualunque, nei pressi della sua abitazione, per impossessarsi con la forza di un esiguo bottino.
Loredana è morta perché il suo cammino ha incrociato l’ingorda ferocia della violenza criminale in sella ad uno scooter.