L’inconfondibile scuola eduardiana, mista ad una congenita mimica facciale, peculiare e “napoletaneggiante”, hanno fatto di Enzo Cannavale uno dei più valenti e versatili attori di cinema e teatro di casa nostra.
40 anni di carriera, 40 anni di personaggi, maschere, ruoli, risate, interpretazioni ed espressioni, dell’arte e del modo di esprimere l’arte che sa contaminare i talenti di questa terra di sfumature introvabili altrove. Nato a Castellammare di Stabia il 5 aprile del 1928 e scomparso a Napoli nel marzo del 2011, Vincenzo Cannavale si ritrovò a passare dagli uffici dell’Ospedale Militare di Napoli alle tavole del palcoscenico, alla corte del grande Eduardo De Filippo. In quegli anni sviluppò la sua versatilità nel passare da ruoli comici a parti più impegnate. La sua notevole abilità recitativa emerse sia in film di alto livello come Nuovo cinema Paradiso (premio Oscar nel 1990) di Tornatore, sia in produzioni più “leggere”, come quelle che lo vedevano spalleggiare “il caschetto d’oro” Nino D’Angelo e l’intramontabile Bombolo, nel film cult “Nu jeans e a maglietta”.
Scritturato da celebri registi come Pietro Germi, Steno, Nanni Loy e Massimo Troisi, nel 1988 ottenne il Nastro d’Argento al “migliore attore non protagonista” per 32 dicembre di Luciano De Crescenzo. Già, proprio attraverso il ruolo interpretato in quest’ultimo film, Cannavale confeziona una delle scene comiche più topiche e rappresentative della comicità napoletana: “la mezz’ora”. Uno sketch che non può essere narrato, perché le parole ne svilirebbero la semplice ed efficace genialità.
“La mezz’ora” necessità d’esser vista, sentita ed omaggiata con una fragorosa risata.
Consegnando, così, alla memoria del suo interprete, il più gradito ed ossequioso omaggio nel giorno dell’anniversario della sua nascita.