Ciro Di Marzio e Ciro Corona, due facce della stessa medaglia: Scampia.
Pur essendo simili nell’aspetto, pur portando lo stesso nome, pur essendo nati nello stesso quartiere della città, sono uno la nemesi dell’altro, realtà e finzione, il bene e il male, proprio come la Scampia tristemente raccontata da Saviano e la Scampia vissuta dai napoletani oggi.
Da un lato abbiamo il Ciro (magistralmente interpretato, è il caso di dirlo, da Marco D’Amore) capo occulto della famiglia Savastano, l’immortale che sopravvive a tutto, anche alla roulette russa, il più forte degli eroi, colui che ha insegnato Genny Savastano a “campare”, l’ex braccio destro di Don Pietro Savastano, un uomo che rischia tutto (compresa la famiglia), un uomo brutale e meschino, in grado di compiere qualsiasi azione pur di arrivare al suo scopo: Ciro affascina, ma poi mostra il suo vero volto. Ciro è spietato. un soldato della guerra capace di costruire nella sabbia. “Ciro colpisce perché credi alle sue lacrime quando piange, alle carezze che dà alla figlia mentre ti guarda con ferocia, ma dentro c’è la descrizione dell’umano traditore e arrivista“.
Chiariamo subito un punto, parlando di Ciro Di Marzio, NON stiamo assolutamente parlando del suo interprete Marco D’Amore che è solo un eccelso attore che ha dato spessore al suo personaggio, rendendolo “reale“, così come gli era stato richiesto dalla produzione cinematografica, ma ci riferiamo al suo personaggio e di quello che rappresenta agli occhi di chi non conosce altra realtà all’infuori di quella cinematografica.
Ciro Di Marzio è Scampia secondo Gomorra.
E poi c’è “l’altro Ciro“, l’alter ego dell’immortale, quello reale, senza telecamere, senza copione, senza nessun artificio cinematografico. Ciro Corona magistralmente interpretato da Ciro Corona. Ciro è interprete, regista, sceneggiatore e produttore di sé stesso e della sua vita.
Vita che ha votato sin da giovanissimo, al bene della comunità, al risanamento di un territorio violentato e malmenato, al recupero dei giovani provenienti da famiglie difficili, al risveglio delle coscienze, alla partecipazione attiva come cittadino e come abitante di quei luoghi, proprio gli stessi calpestati da Di Marzio, che agonizzanti chiedevano aiuto a chi non vedeva o non voleva vedere.
Ciro che si oppone alla Camorra e a Gomorra, senza usufruire della scorta, Ciro che è andato direttamente a casa di certa “brutta gente”, per prelevare di peso i figli e riportarli a scuola, da dove erano scappati per diventare manovalanza della criminalità.
Ciro Corona é Scampia oggi.
Nessuno vuole negare che “la Scampia di Ciro Di Marzio” non sia veramente esistita e che in parte, in piccola parte, tenti ancora di risalire il baratro in cui è stata esiliata, ma è anche vero, che l’altra Scampia, quella di oggi, quella di Ciro Corona e dei tanti come lui, nell’ultimo decennio sta combattendo con fatica e sofferenza, per riprendersi la sua dignità.