Detenute come regine, alle quali è concesso di svestirsi dello stato d’animo insito nella reclusione per indossare il sogno cucito di speranza adagiato tra gli eleganti bagliori, peculiari degli abiti dell’alta moda.
Un giorno da favola per le detenute della carcere femminile di Pozzuoli, nonché modelle per un giorno, per merito della sfilata di Gianni Molaro e Manuel Artist.
Venti detenute hanno difatti sfilato nel carcere femminile di Pozzuoli, lo scorso giovedì, percorrendo una lunga passerella – allestita all’interno del penitenziario – erta a “banco di prova” sul quale mettere in pratica le nozioni assimilate, al termine di un corso di portamento tenuto dalla P&P Academy di Anna Paparone insieme all’assessore alle Politiche sociali del Comune di Pozzuoli, Teresa Stellato e dalla direttrice dell’istituto di detenzione, Stella Scialpi, nell’ambito di un progetto per il reintegro in società dopo la pena.
Donne alle quali è stata dipinta negli occhi l’opportunità di affrontare le difficoltà della vita a schiena dritta, petto in fuori e, soprattutto, a testa alta.
Esattamente come avviene quando si percorre una passerella, sfilando su tacchi vertiginosi che sfidano la paura di cadere.
Esattamente come avviene quando, dopo aver espiato una colpa, si varca la soglia della libertà, tornando a camminare tra gli sguardi inquisitori della gente e la paura di cadere viene incarnata dal giudizio/pregiudizio della società.
Un progetto, quello portato sulla passerella del carcere femminile di Pozzuoli, che quest’anno ha acceso i riflettori proprio sul “giudizio/pregiudizio” aprendo una suggestiva ed apprezzabile vetrina anche sulle pari opportunità, diramando, così, un messaggio forte e perentorio, capace di spingersi “oltre le sbarre” di ferro, quelle delle celle e quelle di rigida intransigenza, innalzate dalle barriere ideologiche.
In tale ottica, la forma più concreta e sensibile del suddetto intento, va rilevata nella scelta di far sfilare tre detenute omosessuali con abiti maschili, proprio per dire stop a tutte le differenze di genere.
Del resto, ogni abito di Gianni Molaro racconta una storia e lui, quell’angelo biondo dall’anima indiavolata dal desiderio di ricamare trasgressive e leggiadre innovazioni sotto forma abiti di alta e ricercata sartoria, sa puntualmente confermarsi un eccelso narratore.
Foto: NewFotoSud Sergio Siano