L’Oceano, infinito e sconfinato, ha sempre rappresentato per l’immaginario collettivo, il luogo dove si incontrano mistero e tesori sommersi, creste dirompenti e profondità inaccessibili, fondali marini incontaminati e natura allo stato brado.
A rendere fanta-poetica questa visione, hanno contribuito film come The Abyss e Titanic e leggende come quella della sommersa Atlantide.
Allo stato attuale, di poetico e fantascientifico, non v’è più nulla.
L’oceano come lo conoscevamo noi, ricco di vita e dalle acque trasparenti, è diventato desolato e inquietante, letteralmente coperto da spazzatura. Gli esperti lo chiamano “il collasso silenzioso”. Anche se non è sotto gli occhi di tutti, siamo proprio noi a causarlo: la pesca eccessiva, i cambiamenti climatici, l’acidificazione e l’inquinamento stanno devastando i nostri oceani e uccidendo intere specie marine. Mettendo a rischio millenni di meraviglie naturali, il clima e la vita stessa sul pianeta.
L’allarme è stato lanciato da Ivan Macfayden, un marinaio esperto, tornato dalla sua ultima traversata del Pacifico: E’ stato il silenzio a rendere questo viaggio diverso. Per essere esatti, non l’assenza di suoni. Il vento ancora sbatteva le vele e fischiava tra le sartie. Le onde ancora sbattevano contro lo scafo. E vi erano molti altri suoni: tonfi soffocati, urti violenti e raschiature quando la barca sbatteva contro pezzi di rottami. Ciò che mancava erano le strida degli uccelli marini. Erano scomparsi perché i pesci sono scomparsi… Niente pesci. Niente uccelli. Praticamente nessun segno di vita. La traversata del Pacifico fra l’Australia e il Giappone dimostra che l’oceano è un mare di rottami in fin di vita(…)
Io ho percorso un gran numero di miglia sull’oceano durante la mia vita ed ero abituato a vedere tartarughe, delfini, pescecani e grandi turbini di uccelli che mangiavano nel mare. Ma questa volta, per 3000 miglia nautiche, non c’era nulla di vivente da vedere(…)
In molte zone noi non potevamo mettere in moto il nostro motore per paura di impigliare l’elica in un ammasso di pezzi di cavi e di cordami. E’ una situazione inaudita, al largo sull’oceano.
La situazione è davvero al collasso, per chi non lo sapesse, esistono tartarughe che non presentano un guscio esterno, ma lo integrano internamente. Queste tartarughe, che abitano nell’oceano e depositano le uova presso le spiagge, incontrano un mortale pericolo nelle reti che i pescatori disseminano nei mari. Per evitare ciò, alcuni scienziati stanno identificando alcune zone particolarmente a rischio situate nell’Oceano Pacifico per provare a salvare questi animali marini.
La vita negli oceani è sull’orlo del precipizio, e l’uomo sta per causare “estinzioni di massa”. Le barriere coralline, per esempio, sono già diminuite del 40% in tutto il mondo, e alcune specie di pesci stanno migrando verso acque più fredde. Inoltre, le emissioni di diossido di carbonio stanno alterando la chimica dell’acqua di mare, rendendola più acida.
Le conseguenze avranno un impatto devastante sugli organismi marini e gli ecosistemi: gli oceani hanno assorbito circa un quarto delle emissioni di Co2 prodotte dalle attività umane, aumentato in media del 26% nel corso degli ultimi 200 anni. È quanto si legge in un rapporto redatto da una trentina di ricercatori, sulla base di un centinaio di studi già esistenti sul fenomeno, e presentato a Pyeongchang, in Corea del Sud, in occasione della 12esima riunione della Convenzione Onu sulla biodiversità.
“Appare quasi inevitabile che da qui a 50-100 anni, le emissioni di biossido di carbonio create dall’uomo aumenteranno ancora l’acidità degli oceani a livelli che avranno un impatto enorme, spesso negativo, sugli organismi marini e sugli ecosistemi.”
Secondo gli stessi studiosi però, a differenza dell’inquinamento della terra, quello dei mari può essere ancora fermato, e la catastrofe può essere ancora evitata.
In virtù di questa speranza, la comunità AVAAZ, ha promosso una iniziativa , atta a recuperare i fondi necessari per ottenere una rete di oasi naturali nel Pacifico, nell’Antartico e nell’Atlantico:
Abbiamo pochissimo tempo ma il 2015 può essere l’anno in cui invertiamo la rotta: l’ONU sta mettendo a punto un’iniziativa per fermare lo scarico incontrollato di rifiuti in alto mare, e il Regno Unito ha da poco annunciato che creerà la più grande area marina protetta di sempre in una delle zone più incontaminate del Pianeta.
L’unico ostacolo reale a questo tipo di accordi è la mancanza di volontà politica, e creare la giusta pressione per ottenere questa volontà politica è esattamente quello che la nostra comunità sa fare meglio.