Il Museo di Anatomia Umana, un ubicato presso l’Istituto di Anatomia Umana della 2° Università di Napoli nel Chiostro di Santa Patrizia, rappresenta un importante punto di riferimento scientifico mondiale per la grande qualità e quantità di materiale esposto e per l’antichità di molti reperti.
Riaperto al pubblico di recente fu fondato verso la fine del ‘700 e l’inizio del ‘800 a seguito della raccolta di una serie di grandi collezioni di reperti anatomici provenienti da raccolte di ospedali cittadini e in particolare i pezzi seicenteschi dell’illustre chirurgo e anatomista Marco Aurelio Severino. Questi, nel 1622, ottenne la Cattedra di Anatomia e Chirurgia all’Ateneo napoletano e contemporaneamente ebbe l’incarico di capo chirurgo nell’ospedale di San Giacomo costituendo una grande serie di preparati anatomici.
Il Museo Anatomico di Napoli, essendo nato in seno a una delle facoltà mediche più antiche del mondo, ha potuto raccogliere eccezionali collezioni di pezzi anatomici che, per l’elevato numero, la varietà delle tecniche di preparazione e le modalità di conservazione, costituiscono un patrimonio di ineguagliabile valore storico, scientifico e didattico.
Nella sezione interessata all’anatomia patologica, branca della scienza anatomica che studia le malformazioni dovute ad alterazioni provocate da malattie, sono conservati feti malformati, teste ciclopiche ( dotate di un solo occhio ) e numerosi reperti di mostruosità in formalina o alcool; Sirene, Ciclopi e Giano Bifronte. Qui troviamo i preparati sotto liquidi. alcuni esemplari teratologici e patologici davvero notevoli.
Alcuni fra i preparati più interessanti sono quelli ottenuti con metodi non ortodossi: ad esempio la calcinazione, ad opera di Giuseppe Albini, su incarico del Ministero dell’ Interno, che lo invitava nel 1880 a trovare un metodo alternativo al seppellimento e alla cremazione dei cadaveri. Nel Museo sono esposte due teche in vetro e ottone contenenti una il corpo essiccato di un neonato e la seconda il busto di una giovane donna, entrambi ottenuti attraverso questa tecnica.
Tra tutti i pezzi, spiccano quelli di Efisio Marini (1835-1900) detto “Il Pietrificatore“. Il soprannome gli venne dato per via delle sue ricerche nel campo della conservazione di cadaveri e parti anatomiche.
Efisio Marini elaborò un metodo completamente personale di mummificazione che permette di pietrificare i cadaveri senza effettuare tagli o iniezioni sugli stessi, metodo che sarà poi in grado di invertire restituendo ai corpi il colore e la consistenza originali. La pietrificazione di Efisio Marini era una tecnica alternativa di preparazione organica che consentiva di mantenere la flessibilità e il colore naturale delle strutture con una particolare miscela di sali metallici di sua invenzione. La peculiarità di queste preparazioni “lapidee” affascina e interessa in maniera particolare i visitatori, anche perché su esse s’intravede l’esigenza estetica, la ricerca del “bello” perseguita dall’Autore.
Fra i pezzi della collezione spicca, per la singolare bellezza, un tavolino il cui piano è formato da un impasto di sangue, cervello, fegato, bile, polmoni ove, al centro, è adagiata una bellissima mano di giovane donna.
L’ insieme stupisce per la perfetta conservazione e la freschezza del colorito.
Trasferitosi a Napoli, prese ad esercitare la professione di medico, conducendo una vita disagiata, circondato da un alone sinistro creatosi intorno a lui grazie anche alla propria dimora, disseminata di reliquie anatomiche di persone e animali. In questo modo visse tristemente il resto dei suoi giorni, spendendo tutti i suoi averi nelle ricerche ed ossessionato dalla paura che il proprio segreto gli venisse rubato. Morì a Napoli l’11 settembre del 1900 senza rivelare le formule per attuare il suo metodo di imbalsamazione.
Nel Museo è presente anche una sezione relativa all’anatomia normale, in cui troviamo una raccolta di organi in cera curata da Francesco Citarelli e una sequenza di organi interni, molti dei quali essiccati.
Oltre a questi eccezionali preparati, il Museo ospita un’ampia collezione di rarissimi strumenti chirurgici e medici d’epoca
Per l’importanza va ricordato un interessante fondo librario antico che comprende trattati stampati tra il XV e XIX secolo e un omero preparato dal grande anatomista fiammingo Andrea Vesalio nel 500.
Altro nucleo fondamentale di reperti che hanno contribuiti alla grandezza del museo napoletano è quello curato da Domenico Cotugno celebre anatomista del ‘700 dell’ospedale degli Incurabili.
Nel museo si ritrovano diverse collezioni di grande valore: si va dai circa 560 scheletri, alcuni dei quali risalgono a Pompei e Ercolano, alle 375 cere anatomiche di grandissimo valore storico e didattico.
Museo di Anatomia Umana
Via Luciano Armanni, 5 – 80138 Napoli
Telefono: +39 0815666010 – +39 0815665053
Tel/Fax: +39 081297659
E-mail: [email protected]
Ingresso: gratuito – orario: lunedì-venerdì 9:00 – 13:00 previo appuntamento