In uno scenario raggelante di una Napoli distrutta dalla guerra e dalla fame, tra le ceneri di un popolo mortificato da quello che doveva essere il liberatore, nasce uno dei più grandi capolavori del teatro napoletano: la Napoli Milionaria di Eduardo De Filippo.
Come a testimoniare il grido di dolore della popolazione, la sofferenza e l’umiliazione che serpeggiava nei vicoli, tra le case e nei bassi, Eduardo compone di getto una vera e propria pagina della storia, nella quale sono evidenziate tutte le sfumature e le stonature della realtà quotidiana.
“ Poche settimane dopo la liberazione, mi affacciai al balcone della mia casa di Parco Grifeo, detti uno sguardo al panorama di questa città martoriata: allora mi venne in mente, in embrione la commedia, la scrissi tutta d’un fiato, come un lungo articolo sulla guerra e le sue deleterie conseguenze”.
La Compagnia del “Teatro di Eduardo” con Titina De Filippo, nasce nel 1945 durante i bombardamenti degli alleati, tra mille difficoltà e impedimenti di ogni tipo, debutta il 25 Marzo al Teatro San Carlo con Napoli Milionaria. La rappresentazione viene organizzata per beneficenza e l’incasso sarà devoluto ai bambini poveri della città.
Quello che allora non sapeva Eduardo, era il successo che avrebbe ottenuto.
Da un’intervista di Enzo Biagi pubblicato sulla Stampa il 5 aprile 1959, Eduardo racconta: “E’ nella mia città che ho provato la più profonda commozione della mia vita. Fu alla prima di Napoli Milionaria. Quasi tutti i teatri erano requisiti, c’era la fame e tanta gente disperata. Ottenni il San Carlo per una sera. I professori dell’orchestra, per assistere allo spettacolo, si erano infilati nel golfo mistico – Vedrete che ci diffamerà – pensava qualcuno allarmato (….) Arrivai al terzo atto con sgomento. Recitavo e sentivo attorno a me, un silenzio assoluto, terribile. Quando dissi l’ultima battuta ” Deve passare la notte “, scese il pesante velario e ci fu ancora silenzio, per otto , dieci secondi, poi scoppiò un applauso furioso e anche un pianto irrefrenabile. Tutti avevano in mano un fazzoletto, gli orchestrali del golfo mistico che si erano alzati in piedi, i macchinisti che avevano invaso la scena, il pubblico che era salito sul palco, tutti piangevano, e anch’io piangevo, e piangeva pure Faffaele Viviani che era corso ad abbracciarmi. Io avevo detto il dolore di tutti.”
Da quel 25 Marzo del 1945, l’opera è stata rappresentata mille altre volte ed ogni volta la stessa emozione, anche da parte di chi, quegli anni non li ha vissuti. Oggi come allora, a 70 anni di distanza, la commedia in tre atti di Eduardo, è considerata una perla dal valore inestimabile, i napoletani hanno con essa un legame assoluto. inscindibile, una sorta di prontuario da usare come monito e insegnamento per le generazioni future.