Lo studio richiede sacrificio, in Afghanistan le parole si traducono presto in fatti. Lo testimonia una foto diffusa dal giornalista afghano Bilal Sarwary, ex collaboratore della Bbc.
Lo scatto pubblicato su Twitter ha fatto il giro del mondo. Risale al 6 dicembre scorso e mostra le condizioni estreme a cui sono sottoposti gli studenti afghani per accedere ai corsi universitari.
In Afghanistan freddo e gelo mettono ancora più a dura prova la concentrazione e le capacità intellettive degli esaminati. Gli studenti sono rigorosamente disposti su una montagna coperta di neve. Al freddo e al gelo, peraltro accovacciati ordinatamente, devono scrivere sui loro fogli, in assoluto silenzio.
Niente a che vedere dunque con i tanto biasimati test d’ingresso italiani. Se i test d’ingresso universitari svolti nell’Afghanistan centrale sono rigidi, in Italia invece, il tutto avviene in modo tranquillo. Dopo la maturità per molti diciottenni e non solo, scatta l’esame di accesso ad una facoltà a numero programmato. I giovani lamentano a destra e a manca lo stress da ore di studio da affrontare per superare l’esame di ammissione, ma non sanno forse che esistono coetanei che versano in condizioni peggiori.
Il labirinto dei test d’ingresso nel nostro Paese, prevede graduatorie accorpate, programmi su cui prepararsi e piani B da tenere a portata di mano per realizzare il sogno di iscriversi nella facoltà desiderata. L’incubo della prova scritta da affrontare e degli eventuali criteri di valutazione assilla i giovani. Bisogna tenere conto che comunque le prove selettive si svolgono in luoghi e climi accoglienti, a dispetto di quanto accade in Afghanistan.
I quesiti sono all’incirca una ottantina tra cultura generale, logica e ambiti pertinenti alle materie della facoltà prescelta. Il rigore osservato in terra afghana è dunque imparagonabile a quanto avviene nel resto del mondo. Lì i giovani devono vivere a regime, anche per conquistare la libertà culturale, che a giudicare della foto, costa tanto sforzo.