Le terre circondate dal centro urbano di Napoli, Cuma e Miseno furono denominate dai primi coloni greci Campi Flegrei. È lì che secondo le leggende vivevano i Ciclopi che tentarono di scalare l’Olimpo.
Ai giorni nostri, sotto la voce Campi Flegrei è contemplata una vasta e complessa congregazione di crateri ormai estinti che, anni addietro, eruttarono molto materiale frammentario e poco lavico. Di questi, “il più giovane”, con i suoi 3600 anni, è il Cratere degli Astroni (247 ettari) che dal 1970 è stato dichiarato Riserva Naturale e affidato alle cure del WWF dal 1990. Sempre secondo la leggenda, il nome deriverebbe da Sterope, uno dei ciclopi che abitavano nella zona.
Superato di qualche metro l’ingresso del parco, ci si ritrova immediatamente in una sorta di passato primordiale dove ci attende un’autentica esplosione della natura. Nel percorrere i sentieri, si è catturati la sensazione di entrare in una dimensione quasi irreale, in netto contrasto con la caotica città che si è appena lasciata fuori. La vegetazione è ricchissima, varia e prorompente, un’oasi incontaminata dove Madre Natura si è espressa ai massimi livelli. Il silenzio assume in questo contesto una valenza ben precisa che è quella di ascoltare le voci del bosco, mettendo la sordina alle tante inutili parole di noi umani. Il Lago Grande è un luogo incantato, proprio come si immaginerebbe in una fiaba: una vegetazione lacustre che lo ricopre in parte, il gracidare delle rane, l’apparizione improvvisa delle anatre, il cinguettìo degli uccelli, lo stormire delle foglie, i raggi del sole che filtrano attraverso alberi maestosi, i sentieri ben tracciati. Un senso stordente di pace che regala frammenti di felicità indistruttibile.
La presenza dei tre laghi e la conformazione del cratere creano all’interno della riserva un microclima molto particolare che origina un fenomeno detto ‘inversione vegetazionale’. Le specie sono disposte in modo inverso da come avviene solitamente rispetto all’altitudine. Per questo è possibile osservare in alto la foresta di leccio e la macchia mediterranea composta da erica, mirto e lentisco, mentre in basso, nei pressi del lago, troviamo specie tipiche dell’alta quota come i castagni, il rovere e l’olmo.
La fauna è molto variegata. Sono presenti ben 130 varietà di uccelli, alcuni dei quali sono inseriti nella Lista Rossa che elenca le specie minacciate e protette. Tra gli uccelli canori che vivono nella riserva è possibile osservare la capinera, il pettirosso, il merlo, il fringuello, lo scricciolo, la cinciarella, la cinciallegra ed il picchio rosso maggiore che è stato scelto proprio come simbolo dell’oasi. I rapaci nidificano all’interno del cratere con successo. Le specie più interessanti sono il falco pellegrino, il gheppio, la poiana e lo sparviero. Tra i rapaci notturni, invece, spiccano la civetta, l’allocco ed il barbagianni.
Notizie Storiche
Nel XV secolo gli Astroni erano una riserva reale di caccia, istituita da Alfonso d’Aragona. Nel ‘700 Carlo III di Borbone fece eseguire vari lavori nella riserva: edificare due torri di guardia, un muro di cinta per tutto il perimetro (che ne ha permesso fino ad oggi la sua protezione) e la costruzione di un casino di caccia che fu chiamato “la Vaccheria”.