Alcuni uomini vestiti da soldati e dotati di kalashnikov hanno fatto fuoco su un pullman e portato ostaggi nel museo del Bardo, nell’edificio parlamentare tunisino: un luogo turistico che sicuramente i terroristi avevano ben pianificato di deturpare.
Il numero di morti cresce di ora in ora: agli iniziali 19 (di cui 17 turisti e 2 terroristi) se ne sono aggiunti altri 3. Giunge voce che ci siano anche delle vittime italiane, ma Gentiloni dice di aspettare conferme prima di dare l’allarme, mentre la Farnesina rassicura che oltre un centinaio di nostri connazionali -in Tunisia per vacanza- sono stati messi in sicurezza. 8 i feriti italiani contati fino ad ora, tuttavia. Una coppia di ebrei romani è riuscita a scampare al tentativo di essere trattenuta come ostaggio e ora si trova al sicuro. Due Torinesi sono stati liberati: “Stiamo bene, ma non sappiamo nulla dei nostri amici”. Altri quattro sarebbero gli ostaggi, ma al momento non abbiamo aggiornamenti. Trenta studenti dell’Ipsar e dell’Istituto tecnico commerciale “Pantaleone Comite” di Maiori (Sa), si trovavano insieme a tre insegnanti in gita scolastica in Tunisia, ma per fortuna non sono scesi dalla nave per visitare la città e quindi si sono salvati.
Tedeschi, Polacchi e Spagnoli tra le vittime di altra nazionalità. 50 i feriti, per ora.
Una tra le zone attualmente più tranquille del mondo arabo, la Tunisia è giunta all’effettiva democrazia e modernizzazione attraverso anni di lotte culminate nella cosiddetta “primavera araba”, piano piano ha raggiunto i suoi traguardi nonostante alcuni estremisti arruolati nell’Isis provengano proprio da quest’area (se ne contano almeno tremila).
La gente comune più volte ha manifestato contro il terrorismo e per richiedere alle istituzioni misure straordinarie, che il governo ha effettivamente cercato di prendere, evidentemente non in maniera esaustiva. La Tunisia credeva di essere pronta a fronteggiare un eventuale attacco, ma a quanto pare i provvedimenti non bastano. L’Italia, con le visite di Renzi e Gentiloni, ha offerto a questo Stato collaborazione tra servizi di intelligence, ma sono sempre più necessari altri soldi, oltre che un intervento dell’Europa.
Il premier tunisino, Habib Essid, ha detto: “Questa sarà una guerra lunga: dobbiamo mobilitarci a ogni livello, tutti insieme, tutte le appartenenze politiche e sociali per lottare contro il terrorismo. Serve unità nella difesa del nostro Paese che è in pericolo”. E ancora: “Abbiamo preso tutte le misure per garantire la sicurezza nella capitale e nei siti turistici”.
Il capo della diplomazia europea, Federica Mogherini, ha dichiarato: “L’Unione europea è determinata a mobilitare tutti i suoi strumenti per sostenere pienamente la Tunisia nella lotta contro il terrorismo e nella riforma del settore della sicurezza, nella transizione democratica e nelle riforme economiche”.
Dall’America, John Kerry, segretario di Stato, esprime solidarietà: “Gli Usa sono accanto al popolo tunisino in questo momento difficile e continuano a sostenere gli sforzi del loro governo per avanzare verso una sicura, prospera e democratica Tunisia”.