Si sente ancora parlare di Acerra per quanto riguarda la questione inquinamento. Un recente incontro con i rappresentanti dell’Asl e dell’Arpac ha rivelato dati preoccupanti: per il 2014 c’è stato un numero maggiore ai 35 sforamenti annuali previsti dalla legge per l’emissione di polveri sottili nell’aria .Secondo l’Arpac questi sforamenti si sono verificati soprattutto nel periodo invernale, per cui dovrebbero principalmente derivare da “ riscaldamenti da biomasse”.
L’ordinanza– Il sindaco Raffaele Lettieri ha deciso di emanare un’ordinanza per cercare di limitare le emissioni nocive esortando i cittadini a limitare l’uso degli impianti di riscaldamento e gli automobilisti a tenere spenti i motori durante le code provocate dal traffico urbano. In particolar modo, l’ordinanza impone “di tenere i bambini ad un’altezza di 30-50 centimetri dal suolo , utilizzando invece per il loro trasporto carrozzine, passeggini e zaini di altezza adeguata”. In caso di concentrazioni particolarmente elevate di inquinanti atmosferici anziani, bambini o persone in precarie condizioni di salute vegono esortate a non stare troppo tempo all’aperto. Non sono stati , però, comunicati parametri che limitino l’uso dell’auto né sono state specificate le fonti certe che avrebbero comportato il raggiungimento di questo picco di emissioni.
Significativo sembra essere un lacerto del libro “Napoli a piena voce”: “Il nucleo urbano di Acerra dista meno di un chilometro dalla contrada Pantano, sede del bruciatore di rifiuti. I circa sessantamila abitanti, per la maggior parte, cercano di non pensarci. In fondo non hanno alcuna potestà sulla macchina insediata nel loro territorio e affidata alla gestione di un’azienda bresciana, quindi perché preoccuparsi? Allo stesso modo, si prova a ignorare le tonnellate di rifiuti tossici, provenienti da industrie del nord Italia, seppellite nelle contrade Mulino Vecchio e Calabricito da una famiglia di imprenditori locali che adesso girano in Ferrari. I fuochi, quei roghi illegali di rifiuti nelle campagne che innalzano neri fumi nel cielo cristallino, anche in pieno giorno, è impossibile non vederli, non percepirne l’acre odore di chimico veleno, ma anche a questo ci si abitua.”
Molte le parole chiave, ma quella che spicca è “abitudine”. E’ possibile abituarsi all’inquinamento? Quest’anno l’ennesimo picco di emissioni nocive e il prossimo? Sembra si possa trovare una risposta nelle parole di una madre durante un corteo organizzato il 19 novembre:”L’inquinamento ambientale ci sta uccidendo […] Qualcuno piange i propri figli, altri i propri genitori, fratelli, sorelle, dobbiamo risvegliare questa città, prima che sia troppo tardi”