Al giorno d’oggi il gioco ha assunto caratteristiche ben diverse rispetto a quelle che per secoli ne hanno garantito il ruolo di “fucina della socializzazione”.
In particolare alcune caratteristiche dei moderni giochi (videogame) sembrano favorire, se utilizzati in eccesso, lo sviluppo di forme di disagio che, soprattutto in personalità predisposte, possono evolvere in vere e proprie problematiche psicopatologiche.
Anche la cronaca purtroppo, conferma questa tesi, a tal proposito un 16enne dell’Appio si e’ visto consegnare dagli agenti del commissariato di zona un’ordinanza di custodia cautelare e collocamento in comunità, emessa dal Tribunale per i minorenni di Roma.
Nei giorni scorsi, senza motivo, aveva scagliato contro il fratellino una presa elettrica che lo aveva colpito ad un occhio, facendolo sanguinare al punto da rendere necessario ricorrere alle cure del pronto soccorso. Già in quell’occasione era stato necessario l’intervento della polizia per frenare la violenza del ragazzo.
In seguito alle indagini, i poliziotti hanno avuto modo di accertare come il giovane, un ragazzo senza particolari problematiche relazionali e con un buon rendimento scolastico, negli ultimi mesi avesse sviluppato una dipendenza ossessiva dai videogiochi spiccatamente violenti ai quali si dedicava utilizzando il suo smartphone, divenendo in questo modo sempre più violento, arrogante e dispotico.
Il ragazzo aveva mutuato da tali realtà virtuali, brutali e violente, comportamenti che riproduceva con sempre maggiore frequenza verso i suoi genitori, verso la sorellina e anche verso il neonato fratellino. Si era pian piano alienato completamente dalle amicizie ed aveva iniziato a non frequentare più neppure la scuola, trascorrendo fino a 20 ore al giorno a giocare con i videogiochi anche nelle ore notturne.
Di conseguenza la Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni, stante il pericolo di reiterazione di simili condotte e soprattutto l’esigenza di avviare il minore ad un intensivo programma di riabilitazione, ha emesso un provvedimento cautelare di collocazione temporanea presso una comunità specializzata dove il ragazzo è stato accompagnato.
Da questo fatto di cronaca, e non solo, emergono delle differenze emblematiche, tra il ‘gioco’ tradizionale, com’era inteso fino a qualche decennio fa, rispetto a quello attuale.
Il gioco come mera attività ludica aveva lo scopo di incentivare la socializzazione, mentre adesso per lo più il videogioco viene ‘consumato’ in solitudine; i giochi tradizionali stimolavano l’identificazione con persone reali anche se interpretano ruoli diversi, mentre nei videogiochi si corre il rischio di identificarsi con personaggi virtuali, che nei casi più gravi come quello sopra citato, possono portare all’emulazione di azioni pericolose.
Ore ed ore passate, magari in solitudine, davanti ai videogames possono allentare le capacità critiche e l’aderenza alla realtà del bambino o dell’adolescente, com’è stato ampiamente dimostrato da svariati fatti di cronaca.
La dipendenza da Videogiochi, come ogni altra dipendenza, vincola il soggetto a dedicare ingenti quantità di tempo ed energie ai videogames, compromettendo tutti gli altri aspetti della sua vita, come l’ambito scolastico, relazionale e fisico.
Inoltre, comporta fenomeni di tolleranza ed astinenza,ovvero il soggetto e costretto ad aumentare progressivamente le “dosi” di tempo passato a giocare per ottenere il livello di eccitazione desiderato mentre l’astinenza comporta una serie di sintomi psico-fisici ( irrequietezza, agitazione, difficoltà di concentrazione, disturbi del sonno e dell’umore, pensieri ossessivi riferiti ai videogiochi ecc..) che si manifestano quando il soggetto è impossibilitato a giocare.
Alla luce dei recenti accadimenti dunque, possiamo asserire che anche rispetto alla “realtà multimediale” occorre un’adeguata educazione degli adolescenti, sia per quanto riguarda il gioco, ma anche mirata alla differenziazione tra virtuale e realtà quotidiana.