Ritorna alla ribalta uno dei “giochi” recepiti più di buon grado dalle baby gang partenopee: colpire con considerevoli macigni gli autobus in movimento.
Nell’arco di meno di 24 ore, due atti vandalici ad opera di ignoti si sono verificati a Napoli, tra la scorsa notte e il primo pomeriggio di oggi, ai danni di un bus e un filobus dell’Anm.
Napoli ritorna a vestire gli abiti di un giocattolo in balia di baby gang che ammazzano la noia colpendo i vetri del mezzi di trasporto con paffuti sassi.
Il primo episodio si è verificato lungo viale Traiano, poco dopo la mezzanotte, ha finire nel mirino dei balordi è stato uno dei mezzi impiegati sulla linea notturna N6.
Secondo quanto testimoniato dal conducente 49enne alla guida del bus, la lista dei danni consequenziali all’episodio è da considerarsi provvidenziale: due vetri rotti e una tragedia sventata solo per merito di un fortunoso caso. A bordo della vettura, infatti, viaggiavano una decina gli persone e che hanno assistito impotenti al raid vandalico. Urla e panico sono divampati in un attimo tra i malcapitati.
Poteva “scapparci il morto”: questo è doveroso sottolinearlo.
I sassi, invece, hanno mandato in frantumi solo due vetri, uno dei quali ha colpito e sfondato la porta anteriore.
A salvare la vita al conducente è stata la maniglia che si trova vicino alla porta, senza la quale il sasso avrebbe colpito in pieno il 49enne, reo di svolgere il suo lavoro nelle “ore più critiche”.
Una situazione di abbandono, difficoltà e pericolo denunciata più volte da uno degli autisti che percorre quella tratta attraverso le nostre pagine e che conferisce voce alla protesta civile ed accorata – fin qui evidentemente inascoltata – da parte dei lavoratori dell’Anm, stanchi di dover lavorare in un clima teso e di legittimo timore.
Un episodio analogo si verificato quest’oggi, intorno alle 14, ai danni di un filobus della linea 203, vittima di una sassaiola in via Carbonara, nei pressi della stazione.
Un copioso masso ha mandato in frantumi l’anta di vetro della porta posteriore.
Poteva “scapparci il morto”: questo è doveroso sottolinearlo.
In quest’ultimo caso, però, l’aspetto che desta maggiore sconcerto e che deve fungere da imprescindibile focolaio di riflessione/allerta è il fatto che, i suddetti vandali, abbiano agito in pieno giorno, forti di un’impunità che li ha condotti finanche a spogliarsi della ben più discreta e dispersiva complicità della notte.
Nel rispetto degli usi e costumi tristemente radicati in questa società sempre più allo sbando, forse, dobbiamo aspettare che “ci scappi il morto” per poi correre ai ripari?