Quando la catena dei Monti Lattari declina dolcemente verso il mare, offrendo allo sguardo una terra incantata ricca di vegetazione rigogliosa, dove puoi avvertire nell’aria profumo di salsedine misto a quello degli agrumi, allora sei sicuro di essere nella storica Punta Campanella.
Terra ricca di fascino, grazie alla sua posizione a picco sul mare, le è stato affidato da sempre, il titolo di Sentinella del Mediterraneo. A distanza di secoli, a quello stesso mare limpido e sconfinato, è stato invece, riconosciuto il merito di entrare nel Programma Marine Strategy.
Ma cerchiamo di capire in cosa consiste questo programma.
Nel corso di questi ultimi decenni è emersa la consapevolezza che “le pressioni sulle risorse marine naturali e la domanda di servizi ecosistemici marini sono spesso troppo elevate” e che quindi si manifesta “l’esigenza di ridurre il loro impatto sulle acque marine, indipendentemente da dove si manifestino i loro effetti”. D’altra parte, “l’ambiente marino costituisce un patrimonio prezioso che deve essere protetto, salvaguardato e, ove possibile, ripristinato al fine ultimo di mantenere la biodiversità e preservare la diversità e la vitalità di mari ed oceani che siano puliti, sani e produttivi”.
Per far fronte a tali esigenze il 17 giugno 2008 il Parlamento Europeo ed il Consiglio dell’Unione Europea hanno emanato la Direttiva quadro 2008/56/CE sulla strategia per l’ambiente marino, successivamente recepita in Italia con il d.lgs. n. 190 del 13 ottobre 2010.
La Direttiva si basa su un approccio integrato e si propone di diventare il pilastro ambientale della futura politica marittima dell’Unione Europea.
La Direttiva pone come obiettivo agli Stati membri di raggiungere entro il 2020 il buono stato ambientale (GES, “Good Environmental Status”) per le proprie acque marine. Ogni Stato deve quindi, mettere in atto, per ogni regione o sottoregione marina, una strategia che consta di una “fase di preparazione” e di un “programma di misure”. Inoltre, per assicurare acque marine pulite sane e produttive è indispensabile che tali strategie siano coordinate, coerenti e ben integrate con quelle previste da atti normativi comunitari già esistenti (quali ad esempio trasporti, pesca, turismo, infrastrutture, ricerca) e accordi internazionali.
La Direttiva quadro stabilisce che gli Stati membri elaborino una strategia marina che si basi su una valutazione iniziale, sulla definizione del buono stato ambientale, sull’individuazione dei traguardi ambientali e sull’istituzione di programmi di monitoraggio.
Per buono stato ambientale delle acque marine si intende la capacità di preservare la diversità ecologica, la vitalità dei mari e degli oceani affinché siano puliti, sani e produttivi mantenendo l’utilizzo dell’ambiente marino ad un livello sostenibile e salvaguardando il potenziale per gli usi e le attività delle generazioni presenti e future.
In questo quadro, le aree marine protette sono viste come esperienze all’avanguardia nel settore delle politiche del mare e rivestono un ruolo di primo piano. In Italia ne sono state censite 7 che per qualità e progettualità parteciparanno ad una serie di attività legate a Marine Strategy. E tra queste, appunto, il Parco di Punta Campanella che dopo essersi riconfermato qualche settimana fa Aspim (area specialmente protetta di interesse mediterraneo) riceve un ulteriore riconoscimento.
Come abbiamo già detto, Punta Campanella è un territorio di storia e leggende, secondo l’Odissea qui Ulisse incontrò le Sirene ammaliatrici, i Greci vi innalzarono un tempio alla dea Atena che fu poi convertito dai Romani al culto della dea Minerva e come nelle migliori tradizioni popolari, anche di questa terra, si racconta ancora, oggi, una leggenda legata alla sacralità e alla fede: durante un’incursione saracena, nella penisola sorrentina, fu saccheggiata la chiesa di S. Antonino Abate (santo patrono di Sorrento), da cui fu sottratta la campana. Quando la flotta saracena giunse nei pressi di Punta Minerva (punta campanella) ostacolata da una forza misteriosa, per doppiare il capo fu costretta a gettare in mare la campana di bronzo.
La leggenda vuole che ogni 14 febbraio, festa del santo patrono, dal mare si senta il suono della campana.