Più che un amuleto, il ferro di cavallo, è un vero e proprio oggetto di culto della tradizione popolare. Ritenuto strumento portafortuna, lo ritroviamo appeso in casa o alla porta di molte dimore.
Propiziatorio di energie positive, il ferro di cavallo è utilizzato da tempo, per il suo significato extrasensoriale. La credenza collettiva su questo oggetto, affonda le sue radici nell’antichità; nello specifico, è legata ai rapporti tra contadini e cavalieri. I primi erano molto poveri e speravano di guadagnare qualcosa ogni volta che il cavallo di un cavaliere perdeva un ferro. Disposti in tal caso a rimettere a posto il ferro che si era staccato, in cambio del servigio, essi ricevevano qualche moneta.
Il guadagno economico rapido e facile ottenuto dai contadini con questa pratica, ha diffuso la credenza che trovare un ferro di cavallo e tenerlo in casa porti fortuna. Chi infatti lo troverà per caso, ne trarrà ottimi auspici. Porta fortuna è anche il ferro di cavallo ricevuto in regalo, provvisto di chiodi, meglio se dispari. Anche il numero dei fori che circondano il ferro, se è cospicuo, porta bene.
La storia del ferro di cavallo come amuleto, è presente in molte culture diverse e distanti tra loro. Già nell’antica Grecia e nell’antica Roma l’oggetto aveva poteri protettivi, grazie alla sua forma semilunata. I Romani lo fissavano alla porta, in difesa dalla peste, dai fulmini, dalle malattie e altre calamità. Le estremità del ferro venivano rivolte verso l’alto per far sì che la negatività venisse trattenuta nel semicerchio ideale. Altri popoli pensano invece che il ferro di cavallo vada appeso con le estremità tendenti verso il basso.
Nel Medioevo per esempio, la sua forma ricordava la “C” di Cristo e spesso i medici, lo usavano come strumento di guarigione. Il suo materiale, il ferro, in alcune culture è un metallo che allontana di per sé il malocchio. Avvolto da fiocchi rossi, peperoncini, peperoni, spighe, ha ancora più influenze positive.
Famosa è la leggenda di San Dunstano vissuto tra il 909 e il 988 d.C., un maniscalco che un giorno incontrò il diavolo. Satana gli chiese di ferrare gli zoccoli del suo cavallo, ma il Santo ferrò quelli dei suoi piedi caprini, provocandogli atroci dolori. Dunstano tolse l’arduo peso al diavolo, strappandogli la promessa che in cambio, non sarebbe mai più entrato in una casa o in un luogo di lavoro dove si trovasse appeso un ferro di cavallo.