Nell’ottobre dello scorso anno una sconvolgente vicenda lasciò senza parole l’opinione pubblica nazionale: a Pianura, popoloso quartiere di Napoli, un ragazzino di appena 14 anni venne seviziato in un autolavaggio da un gruppo di ventiquattrenni.
I tre aggressori, già noti alle forze dell’ordine per il loro passato da spacciatori, iniziarono a prendere in giro il piccolo Vincenzo usando come pretesto il sovrappeso del giovane: dalle parole si passò ai fatti, e il “branco” lo penetrò con un compressore provocandogli una lacerazione all’intestino.
Il 14enne venne portato all’ospedale, dove fu ricoverato in terapia intensiva: mentre Vincenzo lottava tra la vita e la morte, fece molto discutere l’intervista rilasciata dai parenti del ragazzo fermato per il misfatto. Costoro minimizzavano la violenza, dichiarando che il giovane “non voleva fare del male, non si era reso conto della gravità del gesto.” E che si trattava di un “gioco finito male”.
I medici del San Paolo riuscirono a salvare la vittima dell’insensata efferatezza che riportò perforazioni multiple al colon: ancora più gravi risultarono essere le conseguenze psicologiche, per le quali non basteranno terapie.
La storia del piccolo Vincenzo è recentemente tornata a destare l’interesse dell’intero Paese: è iniziato il processo che vede imputato Vincenzo Iacolare, con le accuse di violenza sessuale e tentato omicidio.
Il primo ad essere ascoltato in aula è stato il giovanissimo martire che ha rivissuto con coraggio le terribili ore della brutalità: ha raccontato dell’attesa nell’autolavaggio, dell’amico del 24enne che iniziò a prenderlo in giro soffiandogli aria sul viso con il compressore e poi del momento in cui la pistola ad aria compressa passò nelle mani di Iacolare.
“E’ entrato nel gabbiotto. Ha preso il compressore e me l’ha infilato da dietro. Mi ha immobilizzato con il ginocchio sul petto e mi ha abbassato la tuta.”
Questo dettaglio è stato cruciale per far cadere quanto detto dalla difesa dell’aggressore: l’avvocato Antonio Sorbilli aveva asserito che la penetrazione era avvenuta mentre il 14enne aveva i pantaloni addosso, frase tesa a dimostrare la non intenzionalità del gesto.
“Vincenzo Iacolare ed i suoi amici mi hanno distrutto la vita. Non so perché l’abbiano fatto. So solo che la mia esistenza è cambiata, ora a stento gioco con i miei amici, la notte dormo male e mia madre è stata costretta a rinunciare al lavoro”
Presenti all’udienza i due compagni dell’accusato che verrà ascoltato il prossimo 31 marzo insieme al consulente tecnico che ha effettuato la perizia sul famigerato compressore e la psicologa che segue la piccola vittima.
Adesso si aspettano gli ulteriori risvolti del processo che, come molti si augurano, servirà a sancire che quanto accaduto lo scorso ottobre non è stato “solo un gioco.”