“Sono diventato cieco. La mia storia di scrittore e giornalista finisce qui”. Con queste parole, pubblicate domenica 8 marzo sulla sua pagina Facebook,e sul suo sito ufficiale Massimo Fini ha salutato i suoi lettori. “Sono diventato cieco. O, per essere più precisi, semicieco o ‘ipovedente’ per usare il linguaggio da collitorti dei medici. In sostanza non posso più leggere e quindi nemmeno scrivere. Per uno scrittore una fine, se si vuole, oltre che emblematica, a suo modo romantica, ma che mi sarei volentieri risparmiato”.
Classe 1943, di padre toscano e madre russa, dopo aver lavorato come impiegato alla Pirelli, copywriter, pubblicitario e bookmaker approda al giornalismo nel 1970.Dal 1968 al terrorismo islamico, passando per la caduta del Muro di Berlino, Tangentopoli e il berlusconismo, le posizioni del giornalista e scrittore Massimo Fini sono sempre state caratterizzate da anticonformismo e relativismo culturale.
Nel suo congedo il giornalista fa riferimento al suo ultimo lavoro autobiografico: “Una Vita è quindi il mio ultimo libro. E la mia storia, di scrittore e giornalista, finisce qui. Del resto nella vita arriva sempre un momento in cui, per una ragione o per l’altra, si deve uscire di scena.
Una Vita, edito da Marsilio e pubblicato da un mese circa, è l’autobiografia di Massimo Fini consierato uno dei più noti, e certamente il più singolare, fra gli intellettuali italiani e, insieme, l’attraversamento di settant’anni di vita del nostro Paese nei suoi mutamenti antropologici, sociologici e culturali e di un quarantennio di giornalismo. Ma anche un racconto personale, di amori, di passioni, di amicizie, di tradimenti, di illusioni e disillusioni, esperienze che sono di tutti in cui il lettore potrà facilmente riconoscersi. Un libro crudo, com’è nello stile dell’autore, dall’andamento narrativo giocato sul filo della memoria, senza autoindulgenze ma nemmeno indulgenze verso i personaggi, noti o meno noti, che Fini ha incontrato nella sua vita.
Indro Montanelli diceva di lui :«Massimo Fini viene di lontano. Non soltanto come maestria di scrittura, ma anche per ricchezza di esperienze. Ha le mani pulite. Non rispetta le regole. Non sta al gioco. Ed è questo che dà tanta forza alla sua frusta»
Il sito di Massimo Fini rimane aperto per chi voglia sottoscrivere il Manifesto, per le mail (ho qualcuno che mi dà una mano), per inviti, conferenze, interviste perché se ho perso l’uso della vista non ho perso quello della parola e, spero, nemmeno il ben dell’intelletto. Un grazie a tutti quelli che mi hanno seguito in questi ultimi, e per me molto faticosi, anni.”