Nell’ultimo nostro incontro ci eravamo soffermati sul significato del termine “inconscio” ed abbiamo cercato di chiarire un concetto molto utilizzato un po’ da tutti, a volte anche in contesti decisamente al di fuori dell’ambito strettamente psicologico.
Oggi ci occupiamo di un’altra sequenza di termini che ritroviamo in tutti i testi o scritti di argomento psicologico e/o filosofico.
Cos’è l’ “Io”? E che differenza c’è con il “Se’ “? E cosa intendiamo per “Super-Io”?
L'”Io” è un concetto filosofico che ha a che fare con la nostra identità: si riferisce a chi pensiamo di essere, al nostro lavoro, a come ci comportiamo con gli altri, a come pensiamo che gli stessi altri ci percepiscano. L'”Io” non è stabile, anzi, è molto mutevole. E’ sensibile alle sensazioni fisiche, (se ci arriva un’emicrania il nostro atteggiamento verso le persone con cui ci troviamo può cambiare repentinamente) ai nostri pensieri e ricordi, agli eventi traumatici che ci possono capitare (le nostre opinioni possono essere radicalmente trasformate se una circostanza particolare ci si presenta inaspettata o ci crea frustrazione).
Insomma: l’Io è la maschera con cui ci presentiamo alla gente, una maschera che porta il nostro nome e attraverso cui gli altri ci riconoscono come tali. La cosa strana è che questa stessa maschera ha una doppia faccia, come un Giano bifronte: la prima, come abbiamo visto, rivolta verso il mondo esterno ed una seconda che guarda verso il nostro inconscio.
Già, perché esiste anche la parte inconscia del nostro Io, quella che C.G.Jung definì come “Ombra”. Così come un corpo solido proietta la sua ombra quando è illuminata dalla luce, così il nostro Io possiede una versione scura, nascosta, rappresentata da tutto ciò che pensiamo non sia il caso di mostrare, tutto quello che di noi ci dà fastidio e che vorremmo mantenere celato agli occhi di tutti. Si tratta, quindi, dell’aspetto oscuro della nostra personalità, un aspetto che ci turba a tal punto da volerne rinnegare l’esistenza rintanandolo in una parte della mente al di là della coscienza per poterlo non vedere, non esserne testimone, rimuovendolo cioè nell’ Inconscio e facendo sì che nessuno ne abbia conoscenza.
Jung, su questo concetto, è piuttosto esplicito: tanto più l’aspetto esteriore è visibile e riconoscibile in un lato, tanto più dall’altro sarà strutturato il suo opposto. Una persona amabile può avere un’Ombra insopportabile, così come un delinquente può avere un’Ombra assolutamente accettabile e normale. Pensiamo ad esempio a quelle persone, di cui la cronaca quasi quotidiana c’informa, coinvolte in azioni criminose assolutamente imprevedibili: stragi familiari laddove apparentemente regna la concordia e l’affabilità, assassini che conducono una vita assolutamente normale ed integerrima, madri che uccidono i figli e che coscientemente negano di aver fatto quella cosa perché sono sicure di NON averlo fatto.
Se l’Io è questa bandiera mossa dal vento, il Se’ è come un centro inamovibile della psiche. E’ l’ordine, l’origine ed il senso di quello che siamo. E’ come lo stato centrale di fronte all’irrequietezza dei poteri regionali, è la nostra componente più legata al temperamento (cioè al codice genetico che ci fa nascere più allegri o più malinconici, più estroverso od introversi ecc…) è qualcosa che ha a che fare con l’essenza di noi stessi, col nostro Spirito (per chi ci crede). E’ la profondità della nostra mente, al di là della barriera conscio/inconscio: in qualche modo è il centro della nostra persona. Un sistema quasi eliocentrico, col Se’ al posto del sole e l’Io ed i suoi mutevoli umori a ruotargli attorno! Per Super-Io, infine, s’intende un insieme di nozioni etiche e comportamentali che abbiamo ereditato dai nostri educatori: genitori, insegnanti, fratelli maggiori, amici ecc… Alle volte, infatti, non reagiamo agli avvenimenti esterni come noi stessi vorremmo fare, ma con una serie di atteggiamenti ed azioni come fossimo diventati i nostri educatori. Le metodiche comportamentali genitoriali agiscono quindi ancora in noi in molte delle scelte e decisioni che prendiamo e spesso queste istanze del Super Io entrano in conflitto col nostro Io creando delle situazioni complesse o dei blocchi emotivi (ad es., vorrei lasciarmi andare ai sentimenti, ma mio padre mi ha insegnato che chi si comporta così è un debole).
Riccardo Talamazzi