“Davide Bifolco. Il dolore non ci ferma” è un centro di vita associativa, autonomo e pluralista, apartitico, democratico a carattere internazionale che si riconosce in alcuni valori fondamentali: il recupero dei minori e giovani fuoriusciti dal percorso penale, la libera aggregazione dei cittadini del quartiere di Soccavo, la giustizia sociale, la legalità, il recupero e la valorizzazione del quartiere di Soccavo, le pari opportunità di genere socio economiche e culturali, la tutela ambientale e la qualità dello spazio urbano, la promozione di una società aperta e multiculturale, l’unione europea e i suoi programmi, la solidarietà, lo sviluppo sostenibile, il valore educativo del gioco, la cultura musicale, letteraria ed artistica, la libertà di pensiero.
Un’associazione che nasce nel nome di Davide Bifolco: un 17enne destinato a rimanere eternamente tale e che, attraverso le dinamiche correlate all’episodio che ne ha determinato la morte ha consentito al Rione Traiano, il suo quartiere, di conquistare la ribalta, troppo spesso e troppo prevedibilmente, per effetto di circostanze ed avvenimenti non proprio edificanti.
Davide, mediante l’operato di chi ha conferito un’anima e degli intenti al suo nome, può diventare un simbolo di rivalsa e riscatto sociale, per i suoi coetanei e per il suo quartiere.
Sabato 7 marzo si è svolto il primo di una serie di appuntamenti ideati per ripulire, sistemare ed attrezzare lo spiazzale di fronte casa di Davide Bifolco a Rione Traiano. Quell’area che dovrebbe essere destinata agli abitanti del quartiere ed essere vissuta, invece giace abbandonata a sé stessa, facile pasto dell’incuria, nonostante siano stati stanziati dei fondi per la riqualificazione da tempo.
“Una giornata tra musica, brace, pittura, divertimento e lavoro per riprenderci ciò che ci spetta e riappropriarci di spazi di vita e di socialità nei nostri territori. Ripartiamo dai nostri quartieri, organizziamoci dal basso! VERSO IL CORTEO DEL 18 APRILE! DAVIDE VIVE!”
Queste le parole che presentavano l’evento su facebook.
Un evento al quale hanno aderito svariati giovani, ma pochi, pochissimi effettivamente residenti nel quartiere.
Ma, chi ha scelto di partecipare, c’era davvero.
Armato di scopa, paletta e buoni propositi, affamato di sole e positività.
Chi c’era ha scelto di contribuire alla riqualificazione urbana di un luogo che, adesso, è stato reso quantomeno più vivibile.
E, soprattutto, chi c’era ha “fatto aggregazione” ha contribuito ad amalgamare quel desiderio di unire cuori e speranze desiderosi di rinascita, vogliosi di protendere lo sguardo verso il futuro, senza dimenticare il passato. Così come inequivocabilmente traspare da quel perpetuo inno alla vita scalfito in un murales.