Scampia: luogo in cui si fondono “un inizio” e “una fine”, realtà e finzione, “camorra vera” e “camorra di fantasia”.
Il destino ha voluto disegnare una delle coincidenze più inverosimili e suggestive, in grado di personificare brillantemente questa sovrapposizione d’intenti, insita in una convivenza non forzata, ma che piuttosto appare come una naturale e logica consegua, l’una dell’altra.
La notizia tanto attesa dai fan della seguitissima fiction “Gomorra-La serie” è finalmente giunta: ripartirà dalle Vele di Scampia, dalla fuga di Ciro Di Marzio e dal ritorno di Pietro Savastano, la seconda ed attesissima stagione.
Le riprese non sono ancora iniziate, ma il regista, Stefano Sollima, si è recato nel quartiere a nord di Napoli, così come comprovato dalla foto postata sulla sua pagina Facebook che ritrae un’immagine scattata all’interno di un appartamento al di là di uno stendino con tanto di mollette, mentre sullo sfondo s’intravede una delle Vele. «Ecco la foto del primo sopralluogo per Gomorra 2. Pronti a partire di nuovo!», scrive il regista.
Nelle stesse ore, a Scampia, quella stessa Scampia, è stato arrestato Vincenzo Pariante: no di quelli che ha azionato il “ciak” dell’altra storia ambientata in quella stessa location, nella vita reale.
Il “Genny Savastano” del clan Pariante, il 63enne era il capo in carica della cosca omonima, avendo assunto le redini del potere in eredità da suo fratello Rosario, detenuto dall’ottobre 2002 e recentemente divenuto collaboratore di giustizia.
Individuato e catturato nell’abitazione della moglie, dove si era recato nelle ore precedenti, Vincenzo Pariante ha provato a sottrarsi alla cattura nascondendosi all’interno di un divano nel quale era stato ricavato un apposito nascondiglio.
Pariante, latitante dal 2013, deve scontare una condanna all’ergastolo, in quanto ritenuto il mandante del duplice omicidio del 28 ottobre 2004, in cui morirono Fulvio Montanino e Claudio Salierno.
Proprio quest’ultimo episodio sancì la scissione dal clan Di Lauro, dando vita alla prima faida di Scampia, quella che ha generato tante morti, soprattutto di innocenti, quali Attilio Romano e Gelsomina Verde.
La storia del clan Pariante nasce nella periferia ovest di Napoli, più precisamente nell’area dei comuni di Bacoli e Monte di Procida.
La scalata del boss Rosario Pariante, detto “Chiappariello”, inizia in veste di curatore degli interessi dell’Alleanza nella costa Flegrea e successivamente diventa capo del braccio armato del clan Di Lauro.
Nel 2002 al clan Pariante viene inferta una dura stangata grazie alle denunce di un imprenditore flegreo Ciro Maurizio Caserta.
Alla fine del 2004, nel bel mezzo della faida di Scampia, il boss, agli arresti, cambia schieramento passando dalla parte degli Scissionisti; mossa che genera l’uccisione di Enrico Mazzarella, titolare di un ristorante, considerato il suo braccio destro.
La faida di Scampia è stata una delle più alacri guerre combattute dalla camorra che ha coinvolto soprattutto il quartiere di Scampia ed erano due le principali fazioni impegnate nel conflitto armato: da una parte i Di Lauro di via Cupa dell’Arco a Secondigliano (capeggiati da Paolo Di Lauro), dall’altra la frangia dei cosiddetti “scissionisti”, gruppo nato da una costola degli stessi Di Lauro (capeggiati da Raffaele Amato).
La guerra ha poi coinvolto altri clan e sottogruppi, tra cui gli Abbinante di Marano, le famiglie referenti di Melito di Napoli, i Pariante di Bacoli, i Ferone di Casavatore.
Oltre che a Scampia, la guerra si è svolta anche nei quartieri di Secondigliano e Miano e nei comuni di Melito di Napoli, Mugnano di Napoli, Marano di Napoli, Giugliano in Campania, Bacoli, Casavatore e Arzano.
Controllo del territorio, controllo delle attività illecite a nord di Napoli e vendette di natura personale: queste le motivazioni portanti alla base dello scontro.
Dopo un lungo periodo di inquietudine sociale, le forze dell’ordine compiono una serie di importanti arresti e nuovi blitz. In questo contesto si colloca un episodio verificatosi all’interno di un’aula di tribunale: Paolo Di Lauro baciò Vincenzo Pariante, boss degli “scissionisti”; gli inquirenti interpretarono quel gesto come un segnale all’esterno che la guerra era finita.
Nonostante la diminuzione del numero dei delitti, colpi di coda della faida si sono verificati fino al 2007 inoltrato, tra cui l’omicidio a Secondigliano di Lucio De Lucia, padre di Ugo, accusato dell’omicidio di Gelsomina Verde.
Il traffico di stupefacenti, tuttavia, non si è mai fermato tra le vele di Scampia e nelle piazze di Secondigliano, perché costituisce un business dal ricavo troppo redditizio e pertanto in grado di ricoprire una motivazione di maggiore rilievo rispetto alle ragioni che hanno mosso la faida camorristica, così come continuano i crimini, gli arresti e le operazioni quotidiane delle forze dell’ordine a Scampia, a Secondigliano e in tutto il territorio a nord di Napoli.
Mentre una storia reale si conclude, una nuova fiction si appresta a vedere la luce…