Sono giorni travagliati, per tante e varie ragioni, per il piccolo Vincenzo, l’adolescente seviziato con un compressore in un autolavaggio di Pianura, lo scorso autunno.
I disagi, psico-fisici conseguenziali alla violenza subita e, come se non bastasse, anche il rischio, tangibile e concreto, di rimanere senza un tetto sulla testa.
Per questa ragione, stamattina, come annunciato già ieri, i genitori del ragazzo hanno occupato la presidenza della IX Municipalità e chiedono di essere aiutati.
Un difficoltà che Stefania, la madre di Vincenzo, aveva più volte denunciato in passato: “il 12 marzo saremo sfrattati e non sappiamo dove andare. Non è per noi, ma per mio figlio che chiedo una mano. Lo stiamo curando, dopo il difficilissimo intervento chirurgico subito in ottobre, e non riesco ad immaginare come potrò continuare a farlo senza avere un tetto. Poi – aggiunge la donna nell’ambito dell’appello odierno – a maggio Enzo dovrà sottoporsi ad un altro delicatissimo intervento di ricostruzione dell’intestino”.
Intanto il presidente della municipalità Maurizio Lezzi, in presenza della famiglia del ragazzo, ha scritto un nota all’assessore Roberta Gaeta nella quale si legge: “questa Municipalità stigmatizza il comportamento circa la mancata attenzione dell’assessore alle politiche sociali sulla grave problematica della famiglia Accarino, relativamente allo sfratto esecutivo del 12 marzo prossimo”. Tra cavilli burocratici e un estenuante braccio di ferro tra famiglia ed istituzioni, s’interpone il dramma di Vincenzo: un adolescente che ha rischiato la vita per un “gioco” e che ha pagato ad un prezzo davvero ed inspiegabilmente salato i suoi chili di troppo.
E che vorrebbe tornare a respirare boccate di normalità. A dispetto del dolore, del trauma e delle conseguenze che quei pochi e folli attimi hanno irreversibilmente inferto alla sua vita.
Quella vita che, senza dubbio, non merita ulteriori ed evitabili sussulti.