Lungo il labile fazzoletto di terra che si estende tra Cercola e Ponticelli, nel corso delle ultime 24 si sono susseguiti due episodi, diversi, nell’indole e negli intenti, generati, dalla criminalità, uno dalla “piccola”, l’altro dalla “grande”, il cui unico denominatore comune è rappresentato da una pistola.
Non la stessa pistola, ma due pistole differenti, animate, a loro volta, da una fuga diversa: quella impaziente di allungare gli artigli sul bottino, nel caso dell’episodio avvenuto a Cercola; quella affamata di sangue, nel caso del raid di Ponticelli.
Già, la Camorra appare in grande spolvero, negli ultimi tempi, a Ponticelli.
Erano trascorse da poco le 21,30, ieri sera, quando in un circolo ubicato tra via Cleopatra e via Bronzi di Riace, quindi nel Lotto zero, due uomini hanno fatto irruzione esplodendo numerosi colpi di pistola contro un 21enne, Gianmarco Lambiase, già noto alle forze dell’ordine per precedenti per associazione a delinquere. Trasportato al Loreto Mare, le condizioni del ragazzo sono disperate, ma, contrariamente a quanto si era appreso in un primo momento, il ragazzo non è deceduto.
Sabato sera, invece, lungo le strade della vicina Cercola, cittadina che, negli ultimi tempi, a sua volta, sembra confermare il “fascino” che evoca tra i cultori della microcriminalità.
Via Matteotti è una strada sulla quale sfocia la lottizzazione Carafa, luogo assai frequentato dai giovani del posto. È lì, proprio lungo quella lingua d’asfalto tendenzialmente destinata ad accogliere il fugace passaggio di qualche auto, al calar del sole, che un 16enne è stato colpito alla testa con il calcio di una pistola da un rapinatore che gli intimava di farsi consegnare il cellulare. I carabinieri della tenenza di Cercola che hanno raccolto la denuncia della vittima, – qualche ora dopo che era stato dimesso dall’ospedale Villa Betania, dove è stato medicato per un leggero trauma cranico – ipotizzano che l’uomo fosse sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. “Quell’uomo era molto agitato, urlava e ripeteva continuamente che voleva il telefono. Ho avuto paura, così tanta che mi tremavano le mani e ci ho messo qualche istante per prendere il cellulare, ma lui non mi ha dato il tempo e mi ha colpito con il calcio della pistola in testa”. Ha raccontato la vittima.
Il ragazzo, che al momento dell’aggressione era in compagnia della sua ragazza, non ha opposto alcuna resistenza né tantomeno ha inscenato una reazione.
Pertanto, l’unica motivazione che può in qualche modo “legittimare” il gesto inconsueto del rapinatore è l’impazienza: quella che comporta l’esagitazione, l’insofferenza, la solerzia peculiari di chi imperversa in una crisi d’astinenza.
Al vaglio dei carabinieri della tendenza locale vi sono le immagini immortalate da talune videocamere ubicate lungo la strada che ha accolto l’aggressione e che potrebbero concorrere a fornire elementi preziosi alle indagini.