Marco D’amore è nato a Caserta nel 1981. Nel 2000 entra nel cast dello spettacolo Le avventure di Pinocchio, prodotto dalla compagnia Teatri Uniti di Toni Servillo, per la regia di Andrea Renzi.
Nel 2002 passa le selezioni per la Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano, dove si diploma nel 2004: seguono varie esperienze teatrali, tra cui si ricordano quella con la compagnia di Elena Bucci e Marco Sgrosso Le Belle Bandiere e quella de La trilogia della villeggiatura, con Toni Servillo, con cui ha girato anche Una vita tranquilla di Claudio Cupellini.
Ma la notorietà vera e propria arriva nel 2012, con la Serie TV Benvenuti a tavola – Nord vs Sud e nel 2014 accompagnata dal grande successo grazie alla Serie TV Gomorra: la serie è diretta da Stefano Sollima, famoso per aver guidato alla grande la truppa delle due serie di Romanzo Criminale.
Marco D’amore interpreta il personaggio di Ciro l’Immortale, usa la colt come un prolungamento del suo braccio. Marco nella realtà, invece, è terrorizzato semplicemente all’idea di potersela vedere davanti davvero all’improvviso.
Se non fosse stato per Stefano Sollima, D’Amore non avrebbe mai saputo come era fatta dal vivo una pistola, a dirla tutta se non fosse stato per il regista della serie televisiva ideata da Roberto Saviano, Marco D’Amore non avrebbe fatto quasi nulla di quello che gli capita di fare in questo periodo, non soltanto per via del successo, che gli è esploso fra le dita nei mesi in cui le puntate di Gomorra – La serie sono state trasmesse in televisione.
Innanzi tutto, se non fosse stato per Sollima, non avrebbe mai deciso di fare una dieta e, sicuramente, non avrebbe perso 25 chili in dieci settimane. Sorride: «Stefano Sollima ha visto il personaggio che si nascondeva dentro di me andando oltre le apparenze. In Italia succede davvero poco spesso».
Marco D’amore si è fatto fotografare accanto a uno dei cartelli affissi per protestare contro la fiction («Vergognatevi tutti») e poi hai postato l’immagine su Twitter: «Io ci metto la faccia e non ho nulla di cui vergognarmi». Non è da tutti rispondere ad una provocazione, specie avendo la consapevolezza che una fetta di napoletani vedeva Gomorra come una minaccia.
D’amore ha avuto la possibilità di immergersi in un personaggio così ampio, non come semplice attore che guarda dall’alto per giudicare, bensì mediante un percorso, camminado al fianco di Ciro, disgustandosi da ciò che apprendeva, prendendone le distanze e avvicinandosi a lui allo stesso tempo. “E stato un percorso umano senza pregiudizio di sorta. e adesso lui ha preso una strada e io ne ho presa un’altra” racconta l’attore.
“Ciro affascina, ma poi mostra il suo vero volto. È spietato. Ma è sempre troppo facile dividere il mondo in buoni e cattivi, la realtà è più complessa. Ciro è lo Iago dell’Otello, sono soldati che costruiscono nella sabbia. Ciro colpisce perché credi alle sue lacrime quando piange, alle carezze che dà alla figlia, e alla sua ferocia: dentro c’è la descrizione dell’umano“.
D’amore abita a Caserta, ma è di casa a Napoli. Non è scappato: “È una scelta di vita, non lascio la mia terra. Una città come Napoli restituisce una serie di spunti, come dice Toni Servillo: ‘Napoli è una Comédie-Française en plein air“; è anche tornato a Scampia; “non più come Ciro l’immortale ma come Marco, come cittadino, come amico. Ma era cambiato il loro sguardo, hanno apprezzato l’onestà con cui rappresentavo il male, mi hanno ringraziato: ‘Molte dinamiche le abbiamo apprese grazie a voi’. Alla faccia di chi dice che un racconto del genere non ha ragione di esistere“.
Adesso è in programmazione Un posto sicuro, sulla Eternit di Casale Monferrato, la tragedia dell’amianto. È la storia di un padre ex operaio e del figlio; inoltre potrebbe anche esserci una seconda serie di Gomorra. Non siamo a conoscenza dei piani della produzione, ma il finale insieme al successo ottenuto, fanno ben sperare ad un seguito.