Kalachi, in Kazakhstan, è un paesino con poco più di 600 abitanti. Eppure è saltato agli onori della stampa ed ha suscitato un vivo interesse nella comunità scientifica a causa di un fenomeno molto particolare: da due anni a questa parte, la popolazione è colpita dalla cosiddetta “epidemia del sonno”
Si stima che a un abitante su dieci sia capitato di cadere improvvisamente in un sonno profondo, restando addormentato anche per diversi giorni prima di risvegliarsi spossato e con la sensazione di non riposare da tanto tempo: tra i sintomi comuni anche giramenti di testa, nausea, perdita di memoria e allucinazioni.
In un documentario firmato Russia Today, un assistente sanitario racconta: “Una volta è accaduto a 60 persone contemporaneamente. Alcuni di loro sono rimasti distesi in quello stato per circa una settimana”
Un caso più recente è quello degli otto bambini addormentatisi a scuola, a 20 minuti di distanza l’uno dall’altro: “Quando provavo a svegliarlo, sembrava che mio figlio tentasse di aprire gli occhi ma senza riuscirci” -racconta il padre di uno ragazzino vittima dell’epidemia del sonno.
I medici hanno accertato che non si tratta né di meningite né di narcolessia, ipotesi che sembrava la più ovvia: i dottori hanno riscontrato nei piccoli pazienti un edema celebrare , ovvero una formazione eccessiva di liquido interstiziale che potrebbe avere gravi conseguenze neurologiche sul loro sviluppo.
Questa diagnosi non è però certa: spesso gli esperti affermato che i bambini potrebbero essere affetti da encefalopatia tossica, mentre per adulti con gli stessi sintomi si pensa all’infarto. I tanti scienziati e medici (compresi virologi, tossicologi e radiologi) che si sono recati a Kalachi per analizzare la malattia, non ne hanno trovato la causa.
Molti sospettano che l’epidemia sia scatenata dalle scorie d’uranio abbandonate in quella che un tempo era una miniera gestita in segretezza dall’Unione Sovietica: le cartelle cliniche degli ex operai ed test eseguiti su pazienti, acqua, aria e terreno sembrano non avvalorare questa tesi. L’unico dato interessante rivelato dagli studiosi è che i casi aumentano con l’aumento delle temperature.