Cosenza- Una storia da” fiction”, ma allo stesso tempo drammatica per gli attori coinvolti: tre anni fa, una donna, durante una lite violenta, svelò al marito la tragica verità: non era lui il padre dei suoi figli, ma il fratello. Una confessione che sarebbe rimasta sepolta per il resto delle loro vite, se tra i due coniugi non si fossero sviluppati momenti di incomprensione che li avrebbero portati a quella “lite fatale”. Una confessione imperdonabile e dolorosa.
A pagare le spese per l’infedeltà della madre e la successiva vendetta del presunto padre, sarebbero stati proprio i figli di 16 e 22 anni. Il marito ha voluto disconoscere la paternità a quelli che per anni aveva chiamato figli. A tale scopo, ha ben pensato di rivolgersi ad un giudice per “provata infedeltà coniugale della moglie”. La causa risale al 2012. Sarà decisiva l’udienza di luglio, presieduta dal giudice Maria Giovanna De Marco. Il legale dell’uomo ha chiesto e ottenuto la prova testimoniale. Solo successivamente, il Tribunale deciderà sull’accertamento delle caratteristiche genetiche dei due figli.
Dunque, i figli si definiscono tali solo sulla base del patrimonio genetico? Che ne è di quel legame profondo che si instaura anno dopo anno, dopo averli accompagnati nelle tappe più importanti della loro vita? Di quegli abbracci, di quei consigli, di quei momenti forse impressi nelle fotografie di famiglia? Ciò che emerge da questa “storia” è una famiglia disgregata dove non c’è posto per “l’happy ending”.