Sono giorni di particolare fermento in Turchia, dove incalzano le proteste per lo stupro e l’omicidio di una ragazza di vent’anni, Özgecan Aslan, ritrovata morta a Tarso, nel sud del paese lo scorso 13 febbraio.
L’omicidio ha suscitato indignazione e proteste in tutto il paese e sui social network.
Migliaia di donne e di attivisti contro la violenza sulle donne hanno protestato in diverse città della Turchia negli ultimi giorni. Su Twitter le associazioni contro la violenza hanno lanciato l’hashtag #sendeanlat (#raccontalatuastoria) per denunciare le esperienze di violenza subite.
Secondo i mezzi d’informazione locali, Özgecan Aslan è stata violentata e uccisa dall’autista dell’autobus che la portava dall’università a casa. Grazie all’aiuto di due complici, l’omicida, identificato come Ahmet Suphi Altindoken, ha dato fuoco al corpo della ragazza per distruggere ogni possibile traccia dell’omicidio. I tre aggressori sono stati arrestati dalla polizia il 15 febbraio e hanno confessato l’omicidio.
Alla campagna contro la violenza sulle donne hanno partecipato anche gli uomini, indossando gonne e minigonne. Usando l’hashtag #ozgecanicinminietekgiy ovvero “indossa una minigonna per Ozgecan”, gli uomini turchi hanno iniziato a postare sui social network foto che li ritraevano in minigonna proprio per professare un tangibile segno di solidarietà alle donne turche.