Passeggiando per le vie di Napoli, non puoi fare a meno di infilarti nei vicoli, assaporare l’aroma del caffè ad ogni angolo di strada, ascoltare il brusio dei pettegolezzi e osservare scene di quotidiana follia. Potrebbe capitare, durante una di queste passeggiate, di arrivare a Largo Donnaregina e scoprire, tra i panni stesi e i motorini in seconda fila, un luogo ricco di storia, di arte e cultura popolare: la Chiesa di Donnaregina Vecchia, edificio risalente al 1300, ricostruito per volere di Maria d’Ungheria, moglie di Carlo II D’Angiò, sulle macerie di un precedente monastero devastato dal terremoto del 1293 .
Ma chi era questa Donna Regina?
Primogenita dei Toraldo, una famiglia nobile per stirpe e tradizione, seguita da altre due figlie, Donna Albina e Donna Romita. Il padre, il Barone Toraldo, persa la moglie ancora giovane, pur non avendo eredi maschi, , non volle mai risposarsi. Desiderando che il nome della sua famiglia non si esaurisse alla sua morte, ottenne come speciale favore, dal re Roberto d’Angiò, che la sua figlia maggiore, potesse, sposandosi, conservare il suo cognome e trasmetterlo ai propri figli. La leggenda narra che re Roberto in persona, avesse designato come sposo per Donna Regina, Don Filippo Capece, cavaliere della corte napoletana. Il cavaliere era un giovane fascinoso ed elegante, capace, pur non volendo, di fare breccia anche nei cuori più duri, al punto che tutte e tre le sorelle se ne innamorarono perdutamente, al primo sguardo.
Dopo giorni di sofferenze e pianti disperati, le due sorelle minori, confessarono i loro sentimenti a Donna Regina, chiedendole il permesso di ritirarsi a vita monacale e dedicare la loro esistenza a Dio. Scoprirono a quel punto che anche la sorella maggiore aveva preso la stessa decisione, perché aveva scoperto che il suo futuro sposo invece di amarla come avrebbe voluto, la detestava. In un ultimo e timido addio, le tre sorelle si separarono per sempre e fondarono tre monasteri con annesse chiese, a cui diedero il loro nome.
Donna Regina, divenuta badessa, di tanto in tanto, si affacciava alla finestra di una sua cella e gettava uno sguardo nel vicino palazzo Toraldo, oggi Museo d’Arte Contemporanea Donna Regina (MADRE).