Aqsa Mahmood è una giovane di appena 20 anni, nata a Glasgow e cresciuta in uno dei quartieri più ricchi della città: suo padre Muzaffar si era trasferito nel Regno Unito negli anni ’70, dove era divenuto celebre per essere il primo giocatore di cricket pakistano in Scozia.
L’alto tenore di vita della famiglia aveva consentito alla ragazza ed ai suoi tre fratelli di frequentare le più prestigiose scuole del Paese e di intraprendere numerosi viaggi: nel dicembre del 2013 Aqsa annuncia ai parenti di essere in partenza. La giovane sparisce per 4 giorni, poi telefona ai genitori -disperati- dalla Siria solo per dire loro di aver scelto la Jihad.
I media hanno reso noto che la ventenne risiede attualmente a Raqqa, ha assunto il nome di Umm Layth, ha sposato un jihadista straniero ed ha fatto carriera nella struttura interna del Califfato: la ragazza è alla guida di un’unità della polizia femminile che gestisce un bordello nel quale vivono recluse delle giovani yazidi rapite in Iraq, ridotte alla schiavitù sessuale e costrette a soddisfare i miliziani dell’Isis.
Aqsa Mahmood usa anche il web per supportare il Califfo: loda gli attentati, diffonde i video dell’Isis, e recluta adolescenti britanniche desiderose di unirsi ai jihadisti. Fin ora tre ragazzine londinesi hanno risposto al suo appello, volando ad Istanbul e raggiungendo via terra la Siria: si tratta delle quindicenni Shamima Begum ed Amina Abase e della sedicenne Kadiza Sultana.
Umm/Aqsa è stata inserita dall’intelligence britannica nella lista dei “Più Ricercati”, mentre la sua famiglia, tramite i propri rappresentanti legali, dichiara: “Aqsa è una disgrazia per tutti noi, siamo ricolmi di orrore e rabbia per le azioni compiute da nostra figlia”