La bravissima Julianne Moore ha appena vinto l’oscar per la sua struggente ed intensa interpretazione nel film “Still Alice” che parla dell’Alzheimer precoce.
Questa malattia, la cui stima in “vittime” è forse il triplo, poiché coinvolge non solo il malato stesso, ma tutto un intero nucleo familiare è per invalidità pari al tumore, ma, mentre quest’ultimo lascia a chi ne è colpito la lucidità, l’Alzheimer spegne questa possibilità e come tutte le malattie, depaupera anche una forma di dignità, perché il malato è assoggettato ad altri. Si sbaglia a pensare che l’alzheimer sia una malattia della quale sono vittime solo agli anziani dato che il 5% delle persone colpite sono giovani, molti hanno appena superato la soglia dei 45/50 anni.
Come detto, un intero nucleo familiare ne è coinvolto: ci si trova impreparati di fronte a una demenza cerebrale che arriva d’improvviso, senza preavviso, tranne che celato in piccole dimenticanze che possono essere attribuite a periodi pesanti, di stress, di dolore…. e invece, si viene catapultati in una situazione di estremo disagio emotivo e di immensa solitudine, perché non sono previsti supporti psicologici per chi ha un malato di alzheimer in famiglia.
Il genitore, quello che ti rimboccava le coperte, che ti preparava il pranzo, che ti dava la mano, che ti dava forza, che semplicemente c’era, di colpo non c’è più e diventa tuo figlio, tua figlia e tu il suo genitore. Quasi non si ricorda com’era prima, è un ricominciare daccapo, ma sapendo perfettamente che non ci sarà un nuovo seguito, ma, ad un certo, punto giungerà la fine.
Doveroso a qual punto appare prendere un immenso bagaglio di ricordi e preservarlo, se possibile, perché non c’è scampo quando la luce si spegne; quando una madre ti guarda e non sa più chi sei; quando cerchi di insegnarle cose ed ottieni esplosioni di violenza.Un malato d’alzhemeir perde il senso della vita e tocca a chi gli è vicino dargli una mano a percorrere quel pezzo di strada mancante, ottenendo in cambio però occhi vuoti e silenzio, spesso rabbia e violenza.
La solitudine, la rabbia, l’impotenza, la stanchezza e il disagio: questo è anche l’alzheimer e lo è in un modo che abbrutisce ed annebbia la mente di chi vorrebbe ritrovare quel genitore perso chissà dove e non sa più dove cercarlo.
“Still Alice” è un film che merita di essere visto, perché ignorare non è mai servito a nulla. ” Posso vedere le parole galleggiare davanti a me e non riesco a raggiungerle: non so più chi sono e cosa perderò ancora “ – Julianne Moore – Still Alice.
Tutti possiamo imbatterci in questa subdola malattia e, per quanto male faccia, abbiamo il preciso dovere di saperne di più perché il sapere e il fare possono renderci persone migliori e rendere la vita del nostro caro più lieve, per quel che serve ma anche quel poco serve.