Domenico Bove era un sottufficiale calabrese dell’Esercito Italiano quando venne catturato e fatto prigioniero dai nazisti delle SS nel 1943: l’uomo fu deportato in un campo di concentramento in Germania.
Fu internato nel lager di Essen, succursale di Buchenwald, dove lavorò per due anni al fianco di migliaia di italiani sfruttati nelle miniere di carbone. Al ritorno in patria, avvenuto grazie alla liberazione del campo da parte degli alleati, le sue condizioni di salute erano davvero precarie: Bove pesava solo 42 chili.
Oggi, i suoi eredi hanno deciso di intentare una causa contro la Cancelliera tedesca Angela Merkel al fine di ottenere il risarcimento dei danni -patrimoniali ed extrapatrimoniali- provocati dalla prigionia dell’avo: la famiglia fa leva sul fatto che il diritto internazionale riconosce la deportazione quale crimine di guerra contro l’umanità imperscrittibile.
L’udienze è fissata per il 26 maggio presso il Tribunale di Cosenza.