Secondo la legge italiana intende come pedopornografico quel materiale che “ritrae o rappresenta visivamente un minore implicato o coinvolto in una condotta sessualmente esplicita, quale può essere anche la semplice esibizione lasciva dei genitali o della regione pubica”.
In Italia, il semplice possesso di materiale pornografico coinvolgente minori costituisce reato e per i soggetti coinvolti è prevista come pena accessoria l’interdizione a vita dall’attività nelle scuole e negli uffici o servizi in istituzioni o strutture prevalentemente frequentate da minori.
Dal 2 marzo 2006 il sopra citato provvedimento si applica anche a fotomontaggi, fotoritocchi e in generale a immagini foto realistiche realizzate utilizzando scatti o parti di scatti di soggetti minorenni o qualsivoglia materiale ritraente attività sessuali e analoghe e anche se si tratta di fotomontaggi o scene non realmente accadute.
Il Ministero dell’Interno ha costituito presso di sé il “Centro nazionale per il monitoraggio della pornografia minorile su Internet” con lo scopo di raccogliere segnalazioni, anche provenienti dall’estero, sull’andamento del fenomeno in Rete che ha concorso a rendere ancor più diffusa e dilagante la divulgazione di immagini e filmati pedopornografici.
Un fenomeno che si estende silenziosamente, sotto forma di “scheletro nell’armadio” degli “insospettabili”. Quando emerso dalle sommesse mura cittadine di un comune salernitano, ne rappresenta l’ennesima e triste riprova.
Una vicenda che non coinvolge un semplice cittadino, bensì il sindaco di Rofrano, Nicola Cammarano, da ieri sera detenuto nel carcere di Vallo della Lucania, dopo essere stato prelevato nella tarda serata dalla sua abitazione dalla Guardia di finanza e condotto proprio presso la casa circondariale del centro cilentano.
L’arresto è arrivato ad una settimana esatta da un primo blitz effettuato dalla fiamme gialle di Vallo all’interno dello studio da commercialista del primo cittadino. Al termine della perquisizione, furono prelevati i computer utilizzati negli uffici. Ieri mattina, le fiamme gialle sono tornate a Rofrano. Per tutto il giorno sono state all’interno dell’abitazione del sindaco. Poi in serata è scattato l’arresto.
L’accusa che pende sul capo del sindaco non legata alla sua attività professionale né amministrativa, bensì durante i controlli effettuati sui computer utilizzati all’interno dello studio del sindaco-commercialista sono emersi video contenenti immagini pedopornografiche.
Le fiamme gialle avevano avviato l’indagine per far luce su una presunta truffa contabile ed, invece, hanno consentito ad una ben più cruda realtà di emergere. Nicola Cammarano, 43 anni, è stato eletto sindaco nella scorsa primavera, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di San Giovanni a Piro è riuscito a conquistare la poltrona di primo cittadino avendo la meglio sulla famiglia Viterale, alla guida di Rofrano da oltre 15 anni. L’elezione del neo primo cittadino era stata celebrata con una gran festa popolare. Ora sul giovane sindaco è calata un’ombra e il comune cilentano ha accolto con sgomento ed incredulità la notizia dell’arresto di Cammarano.