Il 9 febbraio il 41enne Tadashi Nakahara, di nazionalità giapponese, è stato attaccato da uno squalo mentre praticava surf sulle coste del Nuovo Galles del Sud in Australia, precisamente a Shelly Beach nella città di Ballina.
L’attacco è stato così violento che il surfista è stato scagliato in aria (come ha riferito Allan Baldock, amico della vittima) per poi scoprire al momento del salvataggio che aveva perso entrambe le gambe. Inutili i soccorsi, effettuati in primo momento dagli amici, poiché Tadashi ha perso un enorme quantità di sangue.
È successo tutto in un attimo, e nonostante sulla spiaggia ci fosse una troupe cinematografica, non si hanno immagini chiare dell’attacco, ma solo l’enorme “mare di sangue”.
Già, il giorno prima, un altro surfista, a circa 20 km di distanza da Shelly Beach, è stato attaccato ed ha rischiato la vita in seguito ad un morso; ancora, a settembre, un 50enne è morto a causa di un ulteriore attacco a Byron Bay, sempre nel Nuovo Galles del Sud.
Eppure gli attacchi da parte di squali registrati in Australia sono meno di due all’anno… che sia sempre lo stesso, l’artefice degli “agguati”?
L’ultima parola spetta agli esperti che stanno studiando l’accaduto per determinare quale specie di squalo possa essere l’artefice delle feroci aggressioni.
Anche la polizia è sulle tracce dello squalo “colpevole” e per prevenire eventuali attacchi, le forze dell’ordine hanno imposto il divieto di balneazione.
Giulia Caramiello