Reinterpreta in maniera classicistica il naturalismo di Caravaggio, usa forme regolari, tonalità di colore chiare che sfumano nel fondo e non fa trasparire quasi mai espressioni o atteggiamenti violenti nei suoi quadri, così Andrea Vaccaro si distingue tra gli artisti della sua epoca, gli anni settanta del 1600.
Quelli erano gli anni in cui l’artista di origini napoletane, grazie al suo modo di dipingere santi e martiri in atteggiamenti di particolare devozione, fu uno degli artisti più celebri e richiesti dalla Chiesa del periodo della Controriforma, che preferiva maggior rispetto delle fonti, bando alle invenzioni gratuite e alle immagini di nudi; “un modo di dipingere perfettamente funzionale all’intento dell’artista, quello di infondere la pace e la devozione nell’animo di chi guarda, spesso turbato dal clima controriformistico di intimidazione, violenza, terrore”.
Si conoscono circa otto opere del pittore barocco partenopeo, tra le quali quella sopra raffigurata, “Rebecca al pozzo”, conservata nel Museo del Prado, a Madrid, “Sposalizio mistico di Santa Caterina d’Alessandria” conservato nella Basilica di Santa Maria della Sanità di Napoli, “Santa Caterina da Siena” conservata nella Basilica di Santa Maria della Sanità di Napoli, “Maddalena” della Galleria Regionale Palazzo Abatellis di Palermo, “L’incontro di Tobia con l’arcangelo Raffaele” del Museu Nacional d’art de Catalunya di Barcellona, “Madonna degli Angeli“, “Annunziata” e “L’Angelo” del Convento dei Cappuccini di Vico del Gargano.
I dipinti di Andrea Vaccaro, spesso criticati per l’eclettismo dell’artista, erano in grado di attenuare i turbamenti dell’animo dei fedeli che ammiravano le sue opere. Per questa ragione non va assolutamente gettato nel dimenticatoio od oscurato da artisti ritenuti di maggiore calibro, soltanto perché più apprezzati dal pubblico.