Una candelora ferma in un posto dove non si era mai vista, in sosta dal primo pomeriggio del 4 Febbraio fino alla sera, in attesa del fercolo di Sant’Agata che sarebbe arrivato successivamente dalla salita dei Cappuccini.
Il posto in questione non è un luogo a caso, per questo scoppia la polemica.
Si presume che il Cereo degli Ortofrutticoli (uno dei fercoli in processione per la festa di S. Agata), abbia fatto un inchino davanti al bastione degli infetti, proprio vicino all’abitazione di un boss agli arresti domiciliari.
Nello specifico parliamo di Massimiliano Salvo, ex sorvegliato speciale, adesso agli arresti domiciliari accusato dai magistrati di associazione mafiosa etnea con ruoli di rilievo. Salvo è figlio dell’ergastolano Giuseppe, e fratello del pluripregiudicato Giampiero, attualmente recluso e in attesa di giudizio perché sospettato di essere uno dei killer della strage di Catenanuova, piccolo paesino dell’ennese, macchiato dal sangue nel 2008.
“L’affermazione è falsa, menzognera e calunniosa”, lo afferma il legale dei responsabili del Cereo, l’avvocato Piero Lipera, il quale ha ricevuto mandato di avviare le opportune azioni legali, vista l’infondatezza e la grave colpa nel riportare fatti non corrispondenti al vero.
Per i responsabili del fercolo, non ci sarebbero state particolari danze, o le caratteristiche “annacate” in onore di note o ignote personalità criminali, contrariamente a quanto ipotizzato dagli organi di stampa.
Al calar del sole, la candelora si muove sorretta dai portatori; l’imponente costruzione in legno dorato (‘a signurina) si spinge proprio lungo la rientranza dell’abitazione del Salvo, a pochissimi metri dal portone. Coincidenza?
Il legale ricostruisce così la vicenda: sostenendo che il “cereo degli ortofrutticoli”, come previsto, doveva fermarsi per due ore, a quel punto il tesoriere dell’associazione ha comunicato ai vigili urbani che la candelora, avendo riportato un cedimento alle corde, necessitava di immediati interventi di manutenzione.
Per questo hanno deciso di spostarla in una strada meno affollata, nello slargo del Bastione degli infetti, dove è presente anche un altare votivo dedicato a S. Agata, che già in passato aveva fatto discutere per la presenza di una targa, dove vi erano stati incisi i nomi di nove affiliati al clan dei Cursoti, rimossa nel 2013.
In questo contesto, L’arcidiocesi di Catania si dice “colpita e rattristata per l’enfasi determinata dai mass media locali e nazionali alla vicenda”; si ritiene indispensabile pertanto precisare, che la Basilica Cattedrale di Catania non ha nulla a che vedere con l’organizzazione, la gestione, il giro, gli spostamenti e le soste delle candelore.
L’arcidiocesi sottolinea inoltre il marcato impegno per la legalità, e contro ogni forma di inchino se non a Dio e ai Santi.
Sarà stata davvero solo una sosta? Una sosta, su cui indagano polizia e vigili urbani, che stona con l’obbligo imposto a tutte le candelore di non potersi allontanare dal fercolo.