Lo scorso 6 febbraio, Castel S. Elmo è stato erto a teatro di una bella iniziativa frutto della creatività e dell’ingegno di Dropmusicjuice, in collaborazione con l’associazione AMA, in occasione della mostra Rewind. Arte a Napoli 1980-1990, curata da Angela Tecce e che ha aperto i battenti il 20 dicembre 2014 e si concluderà l’8 febbraio.
Così è stato reso possibile al pubblico concedersi una passeggiata nelle secolari sale del castello per ammirare le 100 opere, mirabilmente esposte, per raccontare la storia dell’ arte contemporanea a Napoli negli anni Ottanta del secolo scorso.
All’inizio del percorso museale ci si imbatte in una installazione di Luciano Fabro che, come una sorta di ingresso spazio-temporale, accoglie i visitatori con la sua policromia e intitolata “Nord Sud Est Ovest giocano a Shangai”. Poi la “Scala” di Lello Lopez, opera in memoria delle vittime dell’incidente di Monteforte Irpino, nella stessa sala in cui troviamo l’inno alla vita di Matteo Fraterno, “Un vesuviano a Tokyo”, e la splendida “Scala con i cieli” di Geoffrey Hendricks. Bellissime le ceramiche policrome di Luigi Ontani, affascinante la “Cartomanzia”, che ha il pregio di essere realizzata con una tecnica mista che associa la pittura all’antico tessuto serico di San Leucio. Nini Sgambati e il suo “Senza titolo”, le donne secondo Umberto Manzo e Tommaso Durante, la controversa interpretazione di Oreste Zevola (“Eminenza”), artista venuto a mancare nel dicembre dello scorso anno, la capacità di imprimere su tela le immagini da film di Nino Longobardi.
Gli occhi pieni di emozione e l’anima intrisa dei colori di queste opere.
In contemporanea si svolgeva un DJ set a base di un’eccellente selezione Eighties che accompagnava piacevolmente la visita e non poteva mancare, nell’ Auditorium di Castel S. Elmo, uno dei musicisti più rappresentativi di quelli che furono gli anni del Neapolitan power anche e soprattutto musicale: Tony Esposito e il suo quartet. Lino Pariota alle tastiere, Paki Palmieri alla batteria, Antonio Nicola Bruno al basso sono stai eccellenti compagni di viaggio dell’uomo che inventò il tamborder (e non solo quello) e il cui incontro con l’Arte parte da lontano.
Non dal suo girovagare tra le terre del Mediterraneo, (che pure ha dato vita al CD “Viaggio tribale”) ma dall’Accademia di Belle Arti di Napoli, dalla cui frequentazione Tony Esposito comprende che, accanto alla musica, sempre lo accompagna la passione per la pittura. Domina la scena, al centro del palcoscenico con i suoi fidi strumenti, un vero e proprio prolungamento del suo corpo, e accoglie le nuove istanze della musica del nostro tempo, ospitando sul palco Thieuf, giovane rapper senegalese, e Tueff (al secolo Federico Flugi) rapper partenopeo con all’attivo “My Raplosophy” (Suonidelsud). Quest’ ultimo rappa su “Kalimba de luna”, uno dei brani di maggior successo di Tony Esposito, il quale si è divertito, in più occasioni, al turn-over con Paki alla batteria.
Un altro stile, un cambio marcia inequivocabile, una batteria che muta voce, senza nulla togliere all’ ottima performance di Palmieri. L’esperienza maturata negli anni del neapolitan power se la porta addosso, Tony Esposito, insieme ai ricordi di un’epoca in cui “eravamo tutti poco più che ragazzini, voglia di fare e tante nuove idee, un momento di grande fermento da molti punti di vista”, eppure non è mai un peso per lui, anche ora che la scomparsa di Pino Daniele ha cambiato la scena musicale di questa città. Anzi, ben attento a non sciupare questi ricordi, Tony Esposito conferma con questo concerto la sua apertura verso la commistione tra generi musicali apparentemente diversi tra loro, tra ciò che ha dentro oggi e ciò che esperirà domani.
Monica Lucignano