Possibile che un patrimonio artistico, storico e culturale inestimabile come gli scavi di Pompei non sia adeguatamente protetto dai danni che qualche giorno di pioggia possono provocare?
E’ questa la domanda che in tanti si fanno all’indomani dell’ennesimo smottamento avvenuto nel complesso archeologico campano: questa volta l’area interessata è quella del giardino della casa di Severus.
A cedere è stato del terreno lungo il costone meridionale, in una zona piuttosto scoscesa -come ha fatto sapere la Soprintendenza- e la frana ha investito anche una parte del muro di contenimento del cortile della domus.
L’entità del danno è abbastanza lieve, non avendo investito nessuna delle pareti dell’antica abitazione situata sul viale che da Piazza Esedra conduce ai teatri, ma basta a risollevare le polemiche circa la manutenzione degli scavi.
Infatti, la lista dei problemi e dei guai causati dall’incuria o da una tutela inadeguata alla salvaguardia del sito alle porte di Napoli è vergognosamente lunga:
-infiltrazioni d’acqua negli ambienti retrostanti la Casa della Regina Margherita (2003)
-danneggiamenti alla Casa degli scienziati (2003)
-…e alla domus di Menandro (2004)
-…e a quella del Labirinto (2005)
-crollo di un muro nel vicolo delle Nozze d’Argento (2006)
-rottura della colonna di tufo della Casa di Obellio Formo (2007)
Fino ad arrivare al collasso della Schola Armaturarum (2010), che portò al voto di sfiducia dell’allora ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi.
Le immagini della distrutta Domus dei Gladiatori fecero indignare il mondo intero, ed in quella occasione a Pompei giunsero addirittura degli ispettori dell’UNESCO.
Oggi, nella zona franata -già precedentemente chiusa al pubblico- sono intervenuti tecnici e funzionari della Sovrintendenza, per programmare i primi interventi di ripristino: l’area è inclusa nei piani di messa in sicurezza del Grande Progetto Pompei.