Presto sui banconi siciliani ritornerà la Birra Messina. Quest’ultima azienda rientra infatti tra quelle che hanno usufruito del fondo microcredito istituito dal Movimento Cinque Stelle, con una parte degli stipendi dei deputati dell’Ars. La storica azienda, messa in ginocchio dalla crisi, attraverso i propri dipendenti, ha deciso di mantenere ancora vivo il marchio grazie a una micro-ricapitalizzazione di 25 mila euro che fungerà da garanzia per accedere a più alti finanziamenti.
Tutto ciò è stato realizzato attraverso la presentazione all’Ars, da parte dei deputati regionali del M5S, di un progetto per la creazione di un fondo di microcredito alle aziende, alimentato con parte degli stipendi dei parlamentari. 4.750 le domande formulate per accedere al fondo microcredito, molte delle quali però non sono risultate idonee, perché incomplete o carenti. Le somme erogate vanno da cinquemila a 25 mila euro a tassi fortemente agevolati (dal 2 al 4% circa).
«Quella della Birra Messina – ha spiegato Giorgio Ciaccio, deputato regionale M5S – è solo una delle 23 imprese che abbiamo finanziato, ma è un nostro grande orgoglio perché abbiamo permesso a un’azienda storica di rivivere. Rinunciando a gran parte del nostro stipendio abbiamo potuto finanziare, con il fondo del microcredito, 23 aziende per un totale di 555 mila euro erogati».
Birra Messina fu fondata nel 1923, a Messina, dalla famiglia Lo Presti – Faranda sotto il nome iniziale di Birra Trinacria. Successivamente il nome fu modificato in Messina, birra di Sicilia. Nel 2011 l’azienda annunciava la chiusura degli stabilimenti e il licenziamento dei 42 lavoratori. Sono stati messi in opera vari tentativi per riavviare la produzione degli stabilimenti chiusi ma, nonostante le premesse, la produzione della birra a Messina all’inizio del 2014 non era ancora ripartita. Da oggi per lo storico marchio siciliano ricomincia un’altra storia.