La Campania è tesoro di arte e cultura. Lo testimonia Villa Campolieto, una villa vesuviana unica nel suo genere, situata lungo il Miglio d’oro, in posizione panoramica con vista sul mare. Piena di colori grazie ai numerosi stucchi presenti al suo interno, la villa è arricchita di decorazioni con ghirlande e conchiglie. Le pareti e le volte del grosso salone da pranzo, sono tutte affrescate con scene bucoliche in stile vanvitelliano, amorini e cicisbei festanti.
Un tripudio di allegorie affresca le altre stanze della dimora settecentesca, mentre elementi prospettici stuccati si intrecciano tra loro negli altri ambienti, dando vivacità al contesto. La villa risale al 1755 e fu edificata per volere di Lucio di Sangro, duca di Casacalenda. L’opera fu commissionata a Mario Gioffredo, ma per successivi contrasti sorti tra l’architetto e i duchi Casacalenda, gli fu revocato l’incarico e il progetto passò nelle mani di Luigi Vanvitelli. Era il 1763, quando iniziarono i lavori che proseguirono fino al 1773. Alla morte di Vanvitelli, il lavoro fu ultimato dal figlio Carlo, che portò a compimento la fabbrica nel 1775.
Lucio di Sangro, fu entusiasta. Alla sua morte, la villa fu ereditata dal figlio Scipionche morì nel 1805 senza lasciare eredi. Dalla divisione tra gi eredi della villa, iniziò il declino dell’edificio. Occupata poi durante la seconda guerra mondiale dai militari, la villa perse il suo fascino. Nel dopoguerra fu affidata all’Ente per le Ville Vesuviane, fu restaurata e posta sotto tutela dalle leggi italiane come bene culturale di interesse.
Un colonnato vanvitelliano apre la vista ai grandi spazi della villa, che ora è teatro di eventi culturali e sociali. La sua attività sociale iniziò negli anni Ottanta del XX secolo, quando divenne sede del ballo di fine corso dei cadetti della Scuola Militare Nunziatella. Attualmente è anche sede della Fondazione Ente per le Ville Vesuviane.
L’impianto planimetrico quadrangolare, incanta la vista dei visitatori, con i suoi quattro corpi separati dai bracci di una galleria centrale a croce greca e al centro una grossa cupola illuminata da finestre ovali. Monumentale per la scala a chiocciola con cui si accede ai giardini appariscenti, villa Campolieto è maestoso esempio dell’arte vanvitelliana. Il suo porticato colonnato a forma ellittica, raccorda le diverse parti dell’edificio supervisionato dal Vanvitelli anche nelle sue decorazioni interne, affidate a Jacopo Cestaro, Fedele Fischetti e Gaetano Magrì.
La villa per la sua bellezza è stata trasformata anche in set cinematografico, quando Dino Risi la scelse per girare la scena del banchetto del film “Operazione San Gennaro” nel 1966, ambientata nello scalone centrale e al primo piano dell’edificio. Nel 1970, quando ancora non era restaurata, numerose riprese della villa diventarono scenario di una puntata de Il cappello del prete.
Villa Campolieto è conosciuta da pochi napoletani, ma rappresenta un gioiellino ercolanese da visitare al pari delle numerose residenze borbonico disseminate lungo la zona del Miglio d’oro.
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