Venerdì 13 gennaio 2012 ore 21:45:05 – Salpata dal porto di Civitavecchia e diretta a Savona per l’ultima tappa della crociera «Profumo d’agrumi», nelle acque dell’Isola del Giglio, la Costa Concordia impatta uno scoglio riportando l’apertura di una falla lunga circa 70 metri sul lato sinistro dell’opera viva. L’urto ha provocato la brusca interruzione della crociera, un forte sbandamento e il conseguente arenamento sullo scalino roccioso del basso fondale prospiciente Punta Gabbianara, a nord di Giglio Porto, seguito dal parziale affondamento della nave.
L’incidente ha provocato 32 morti tra i passeggeri e l’equipaggio della Costa Concordia; la morte di un sommozzatore mentre era intento a collaborare nei lavori di rimozione del relitto, avvenuta il 1º febbraio 2014, ha portato a 33 il numero delle vittime collegate al tragico evento. La Costa Concordia è stata la nave passeggeri di maggior tonnellaggio mai naufragata della storia.
La procura ha chiesto al tribunale di condannare Francesco Schettino, capitano della Costa Concordia, a 26 anni di reclusione e a tre mesi di arresto.
«Quasi l’ergastolo, manco Pacciani. Siamo rimasti tutti quanti sorpresi, sulla pena avevamo delle avvisaglie.» Parla così l’avvocato difensore di Francesco Schettino, Donato Laino. Le definizioni di «abile idiota» e «incauto ottimista» di colui che «si sente bravo e invece provoca una situazione di pericolo e un danno» e «che somma all’ottimismo la sopravvalutazione delle proprie capacità», «convivono benissimo in Schettino, quasi fosse bicefalo, tanto che per lui possiamo coniare il profilo dell’incauto idiota»: lo ha detto il pm Stefano Pizza, citando la dottrina giuridica, nel corso dell’udienza di stamani, al terzo giorno di requisitoria al processo di Grosseto sul naufragio della Costa Concordia.
Nel corso del suo intervento il pm Pizza ha attribuito a Schettino l’aggravante della «colpa cosciente» elencando decine di profili di colpa rispetto ai reati di omicidio plurimo colposo, lesioni colpose, naufragio colposo, abbandono di nave, abbandono di incapaci a bordo, mancate comunicazioni alle autorità. «Improvvisare la rotta e con quelle condizioni determina l’aggravante di una mostruosa colpa cosciente».
«Dio abbia pietà di Schettino, perché noi non possiamo averne alcuna»: così il pm ha concluso la sua parte di requisitoria al processo sul naufragio della Costa Concordia dopo aver elencato le colpe attribuite all’imputato.
La richiesta di condanna sarà formulata più tardi dal pm Maria Navarro.