ROMA- Controlli preventivi sulle liste dei passeggeri diretti o provenienti da aree del Medio Oriente o da alcuni paesi africani e balcanici e collaborazione totale con l’Interpol e le forze di Polizia di tutti i Paesi dell’Unione Europea: sono le parole d’ordine su cui si basano le misure annunciate mercoledì scorso dal Viminale e già entrate in vigore all’ Aereoporto di Fiumicino.
L’Italia, infatti, anche per la sua vicinanza geografica alle coste africane e a quelle balcaniche, è vista come un potenziale centro di smistamento utilizzato da decine di “foreign fighters“ per raggiungere altri Paesi europei o la Siria. E anche se al momento non risultano strutture stabili preposte dai jihadisti a tale scopo: l’allerta è alta. Dichiara, a tal proposito, il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, di aver chiesto 500 uomini in più per garantire la sicurezza a Roma, soprattutto perché, anche se non ci sono segnali specifici “è un momento straordinario per l’allerta terrorismo” ed è “importante che il sistema preventivo funzioni“.
Parallelamente, continuano le indagini su soggetti sospetti e le espulsioni. Ad oggi, sono 300 i nomi sulla lista e 9 gli espulsi. Si tratta di persone apparentemente comuni, con regolari permessi di soggiorno, integrati nella società italiana. Tra gli elementi che fanno scattare le indagini e le espulsioni “per la sicurezza nazionale” ci sono progetti di partenze verso il Medio Oriente, anche con le famiglie, l’adesione più o meno esplicita all’ideologia del “Daesh” (lo Stato islamico di Al Baghdadi) e la volontà di combattere tra le file di jihadisti in Siria o in Iraq. Si parla molto anche di terrorismo “home grown” che cresce e si sviluppa a partire da singoli soggetti attraverso la rete: il metodo di reclutamento più proficuo e capillarizzato per i jihadisti.
“La caccia al terrorista”, dunque, continua. Inoltre, si prevedono 100 assunzioni nei prossimi tre anni nell’intelligence per acquisire specialisti sul radicalismo islamico. Il costo del reclutamento straordinario di queste professionalità è pari a 5 milioni di euro. Inoltre, una richiesta specifica del Copasir è stata: la concessione di maggiori “garanzie funzionali” agli 007 infiltrati nei gruppi terroristici. In realtà, la legge di riforma dell’intelligence autorizza già gli agenti a compiere determinati reati se ciò è indispensabile alle finalità istituzionali dei servizi. Ci sembra quasi di vivere in un’atmosfera da film di James Bond: e invece no, è solo la realtà dall’ 11 settembre ad oggi.