<<Quando vivi in Italia non hai bisogno di sentirti Italiano. Lo sei e basta. Lo sei dentro, è scritto sui documenti… E’ più un’abitudine che una consapevolezza. Forse addirittura disprezzi un poco il tuo Paese, ne vedi solo i lati negativi. Poi però, quando ti allontani e perdi anche soltanto temporaneamente gli affetti, le bellezze, la quotidianità che ti aspettava ogni giorno nella tua città, riesci veramente a provare nostalgia e apprezzamento. Ti capita di confrontarti con altre persone all’estero e portare alto quell’orgoglio italiano che non avevi mai avuto prima>>.
Fabio Tegas ha 24 anni ed è un pilota di linea. Nato e cresciuto in Sardegna, è molto legato alla sua terra, anche se per studio e lavoro da un po’ di tempo ci trascorre pochi mesi all’anno. Ora vive a Bangkok.
Cosa ti manca dell’Italia?
<<Mi mancano la mia famiglia, i miei amici, la qualità della vita, i nostri ritmi… Soprattutto il cibo. La passione che ci mettiamo noi in cucina è difficile da trovare altrove. All’estero cerco di mantenere le mie abitudini: bevo il caffè la mattina, mi capita di gesticolare e poi spiegare cosa intendo. Bisogna integrarsi in mezzo ad altre culture, ma è importante anche ribadire la propria identità>>.
Qual è l’immagine che un Italiano ha all’estero?
<<L’Italiano, in generale, è molto ben visto sia in Occidente che in Oriente, perché punta ad uno stile: parla una lingua molto musicale, si veste con gusto, mangia bene, è passionale… Le uniche cose che ci fanno cadere in basso sono le vicende politiche e “la mafia”: siamo come gatti, ci mangiamo l’un l’altro>>.
Quando hai deciso di diventare pilota? Ti piace viaggiare?
<<Quello con il volo è un amore nato quando ero ancora molto piccolo. Avevo solo due anni quando per la prima volta ho messo piede su un elicottero, a 4 anni ho fatto il mio primo volo. Probabilmente sono stati mio padre e mio zio a tramandarmi questa passione, anche loro sarebbero voluti diventare piloti. Così, a 16 anni ho iniziato a frequentare l’Istituto tecnico aeronautico di Nuoro, poi mi sono diplomato con ottimi risultati a Seattle dopo un meraviglioso anno di intercultura. Grazie all’Inglese che ho imparato lì, il mondo per me è diventato più piccolo. Poi sono partito per due anni in Florida, un mese e mezzo in Islanda, in Texas e adesso lavoro in Tailandia.
Fare il pilota non significa soltanto trasportare persone. Quando indossi la divisa ti senti quasi un eroe: i bambini ti guardano con occhi diversi, le persone ti stimano e da lassù capisci tante cose del mondo.
Viaggiare ti apre la mente, ti fa capire che è una ricchezza il fatto che le persone non siano tutte uguali, comprendi le differenze di pensiero e le accetti. Ad esempio il dettaglio più semplice, quale può essere camminare in casa indossando le scarpe, non rappresenta la normalità per tutti. Alcune volte non è semplice accettare i vari modi di vedere le cose, ci vuole tanta pazienza, capacità di stare da soli nei momenti di difficoltà, saper cogliere gli aspetti positivi anche del Paese in cui sei mandato per lavoro e non per viaggio di piacere. Ma viaggiare è comunque un’esperienza, vivi emozioni indimenticabili che un giorno potrai raccontare a figli e nipoti>>.
Qual è il tuo sogno?
<<Mi piacerebbe diventare comandante, lavorare in Europa ed effettuare voli nazionali, per poter avere anche una vita sentimentale fissa. Magari tornare nella mia terra, la Sardegna, a cui sono molto legato, e contribuire a difenderla dai numerosi incendi che vi si verificano d’estate, pilotando l’aereo Canadair>>.
Fabio è un esempio della dedizione e determinazione di un Italiano che si fa valere in ogni parte del mondo, rispettando le diversità ma innalzando nel contempo la propria unicità: <<Nella vita bisogna bilanciare tutto: voglia di conoscere gli altri e tempo per conoscere se stessi, accoglienza del prossimo e conquista della propria identità, esperienze nuove mantenendo abitudini e tradizioni, senza mai mollare>>.