Giovanni Bongo era un giovane di 29 anni, tranquillo e pacato, impiegato in uno studio commerciale del suo paese d’origine, Villanova del Battista, in provincia di Avellino.
Da ieri sera non si avevano sue notizie, il giovane aveva fatto perdere le sue tracce, come se fosse stato inghiottito dal buio della notte. Dopo aver partecipato ad una festa, non aveva fatto ritorno a casa e così i genitori e il fratello 17enne hanno fatto scattare l’allarme, al quale è seguito la macabra scoperta.
I carabinieri, dopo aver avviato le ricerche a tutto campo sul territorio, hanno notato sulla sommità del viadotto della Panoramica uno sgabello posizionato tra il guard rail e la barriera di protezione. Un sospetto inquietante che in pochi minuti ha portato alla scoperta del cadavere del giovane in fondo ad una scarpata di fronte a due attività commerciali.
Poco distante da quel luogo, l’auto del giovane, parcheggiata sulla bretella Russo Anzani. Sul posto, oltre a carabinieri e polizia, è giunta anche un’ambulanza del 188, ma ogni tentativo di soccorso si è rivelato inutile.
La notizia del tragico suicidio ha seminato sgomento e dolore tra i membri della comunità di Villanova del Battista, dove il giovane era molto conosciuto e stimato. Nessuno sa spiegarsi il motivo di un gesto tanto disperato, probabilmente maturato al culmine di una forte depressione.
Il giovane avrebbe usato uno sgabello per lanciarsi nel vuoto da quel ponte alto e panoramico, per compiere quell’ultimo e disperato volo di trenta metri.
E così il cosiddetto “ponte della morte” miete un’altra vittima ad Ariano Irpino, la terza negli ultimi dieci anni.
Un’altra vittima che conferma l’escalation di suicidi che continuano a registrarsi nell’avellinese, con sensibile ed allarmante aumento.
Un fenomeno che si è acuito, riportando l’estrema drammaticità del ‘male di vivere’, ma anche della difficoltà di giovani e meno giovani a sostenere il disagio economico e sociale determinate dalla mancanza di prospettive occupazionali e di realizzazione personale.
Nel 2014, infatti, in Irpinia si sono registrati 20 suicidi.
La morte di Giovanni conferma l’ascesa del trend alla cui base risultano giacere sempre gli stessi motivi: la perdita del lavoro, la crescente solitudine, la distanza delle istituzioni, la mancanza di un politica di supporto ed assistenza sul versante sociale e lo sfaldamento della comunità, intesa sia come nucleo di protezione fisiologico, sia nelle forme tradizionali, scuola, famiglia, spazi ricreativi e di socializzazione.