A Grottaminarda un cinquantenne decide di darsi fuoco nella struttura della Guardia Medica cittadina; è stato trasportato, immediatamente, all’ ospedale di Ariano Irpino, tuttavia, non ha potuto avere lì le cure necessarie poiché versava in gravissime condizioni. Attualmente, infatti, si trova al Cardarelli di Napoli, in prognosi riservata, mentre le forze dell’ ordine fanno chiarezza sull’ accaduto.
In effetti, proprio la mattina che ha preceduto l’ incidente, la vittima in questione si sarebbe recato al comune di appartenenza per la richiesta di un sussidio economico; in paese è risaputo che il cinquantenne vive con la madre invalida, pensionata, e con assegno di accompagnamento. Inoltre, “pare” che l’ uomo sia già seguito per problemi di natura psichica e che, anche in passato, ha tentato di fare “gesti estremi”.
Tuttavia, il fatto di essere, probabilmente, seguito per problemi psichici non rappresenta un elemento che ci possa far sottovalutare l’ accaduto.
Soprattutto perché quest’ episodio è, purtroppo, solo uno dei tanti, che, negli ultimi anni hanno segnato una triste piaga della nostra comunità.
E non si tratta di “gesti” delimitati da parti sociali specifiche; i suicidi degli ultimi anni, riguardano, trasversalmente, classi sociali differenti, tuttavia “unite” dal sentimento del fallimento e dalla disperazione quotidiana.
Dal 2012 fino la fine del 2014 si contano 402 casi di persone che hanno scelto di togliersi la vita per motivi di natura economica; tra questi, il maggior numero di vittime si conta tra i disoccupati e gli imprenditori (rispettivamente 168 e 184), poi seguono i dipendenti (35) e i pensionati (8). Uno dei dati più allarmanti è dato dalla fascia di età, poiché mentre al principio riguardava persone tra i 55 e i 65, ora c’è stata una crescita di suicidi tra i 45 e i 54 anni.
Non che di fronte alla preziosità della vita si possa pensare di dare importanza ai numeri, alle percentuali o alle età; tuttavia il fatto che giovani persone scelgono di togliersi la vita per ragioni economiche è sintomatico di una società in decadenza, culturalmente oltre che economicamente.
Senza contare che oltre ai suicidi, si sono verificati centinaia di casi in cui cittadini angosciati hanno minacciato presso sedi istituzionali di togliersi la vita, o, addirittura, ci hanno provato. Ricordiamo a tal proposito, lo scorso luglio, il caso di Gianluca, il quale, non trovando più soluzioni ai suoi problemi, si è recato al palazzo civico di Livorno con una bottiglia di benzina e un accendino; forse non avrebbe mai avuto l’ irrazionalità di compiere il gesto, pensando ai tre bambini che lasciava a casa e alla moglie, alla quale avevano da poco diagnosticato il cancro. Ma l’ ha pensato. E anche questo rappresenta un punto critico.
L’ ha fatto invece, bevendo una bottiglia intera di acido muriatico, il 39enne disoccupato di Salerno, lo scorso gennaio.
L’ ha fatto un imprenditore di Fiesole sparandosi alla testa con il fucile, per smettere di pensare al suo fallimento aziendale.
L’ ha fatto un commerciante di 36 anni a Firenze, perché il suo negozio versava in una profonda crisi.
L’ ha fatto il ragazzo 26enne di Tivoli, impiccandosi col filo dell’ antenna, lo scorso febbraio, perché non riusciva a trovare lavoro ed era entrato in una grave depressione.
Lo Stato è fatto dai suoi cittadini. Lo Stato è quasi un “astrazione”, che si riempie di significato solo con la partecipazione democratica e attiva dei suoi abitanti. E ogni singolo suicidio rappresenta l’ incapacità delle istituzioni a tener fede al patto sociale.