I Papiri di Ercolano saranno facilmente leggibili. La scoperta è il risultato del lavoro svolto in collaborazione tra l’Imm (Istituto per la Microelettronica e Microsistemi) e il Cnr di Napoli. Il materiale scrittorio sopravvissuto all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., sarà finalmente decifrabile in tutte le sue parti.
Una nuova tecnica ai raggi X, renderà visibili i caratteri contenuti nei 450 documenti, considerati vero e proprio patrimonio culturale. Il materiale ritrovato nella Villa dei Papiri di Ercolano 260 anni fa, rappresenta il tesoro dell’unica biblioteca sopravvissuta del mondo classico. La villa era di appartenenza del console Lucio Calpurnio Pisone, suocero di Giulio Cesare. I testi scoperti hanno dunque inestimabile valore.
I manoscritti ercolanesi si presentano ancora oggi come ceppi carbonizzati, piegati, schiacciati ed estremamente fragili a causa del naturale deterioramento a cui sono stati sottoposti negli ultimi due secoli e mezzo.
Dal periodo del loro ritrovamento, diversi tentativi di srotolamento sono stati praticati, con esiti alquanto disastrosi. La nuova tecnica scoperta, permetterà dunque di rivelare il loro contenuto rimasto sigillato dallo stato di carbonizzazione.
Dai tempi dell’alchimista Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero, che cercò di decifrarli col mercurio, seguiti dai tentativi di Camillo Paderni, che tagliò con lame di coltelli i rotoli in due semicilindri, svuotandoli nel centro, per conservarne solo la cosiddetta scorza esterna, finalmente si è arrivati all’individuazione di una tecnica di decifrazione dei papiri.
I raggi X rappresentano la giusta alternativa a una soluzione a base di colla di gelatina e acido acetico, usata in passato per separare gli strati di papiro, purtroppo refrattari, ancora attaccati l’uno all’altro.
Il team di ricercatori coordinati dal fisico Vito Mocella, ha lavorato in collaborazione con il Centro nazionale delle ricerche scientifiche francese (Cnrs), con l’università tedesca Ludwig Maximilian, e insieme alla struttura europea per la luce di sincrotrone di Grenoble, Esrf.
La carbonizzazione dei fogli, portava alla loro disgregazione quando si cercava di aprirli. L’inchiostro utilizzato rendeva impossibile l’uso dei classici raggi X, essendo della stessa “densità” dei fogli. La tomografia a raggi X, a contrasto di fase, è servita dunque a distinguere anche materiali con limitato contrasto tra loro. La tecnica resta ancora da perfezionare. Ulteriori test prova, saranno condotti in primavera. Gli esperimenti considerati riusciti, sono stati applicati a due papiri del I secolo a.C., appartenenti a Filodemo e conservati a Parigi presso l’Institut de France.